I co-portavoce di Europa Verde-Verdi Emilia-Romagna, Silvia Zamboni e Paolo Galletti, ritenendo le accuse lesive della reputazione della forza politica che rappresentano, hanno querelato per diffamazione il sig. Oliver Martini, socio di Unigrà S.p.A., a seguito dell’intervista che ha rilasciato lo scorso 3 giugno al Resto del Carlino, edizione di Ravenna, in cui accusava i Verdi di essere responsabili delle cause dell’alluvione.
Il sig. Martini aveva dichiarato: “È ora di farla finita di dare la colpa al cambiamento climatico, non bastano più le affermazioni che sembrano delle scusanti. Servono dei fatti concreti, che frange della politica che hanno governato anche in Emilia-Romagna ostacolano in ogni modo“. Alla domanda del giornalista Lorenzo Tazzari “A chi si riferisce e per cosa li critica?”, Martini rispondeva: “Penso ai Verdi e agli ambientalisti e ai provvedimenti legislativi che hanno imposto al governo della Regione. La vita di un istrice non può essere messa sullo stesso piano di quella di una persona. Se animali come quello appena citato, le nutrie, le volpi e i tassi fanno tane di quattro metri negli argini, che così quando arriva la piena esplodono, vanno estirpati, abbattuti. Oggi, in Emilia-Romagna, i fiumi sono delle bombe innescate“.
“Dire falsità non rientra nella libertà di pensiero e di espressione. Chi diffama deve rispondere delle proprie affermazioni nelle sedi appropriate” – dichiarano Silvia Zamboni e Paolo Galletti. “Attraverso il nostro difensore, Avv. Giacomo Foschini, abbiamo depositato formale querela alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ravenna. Secondo il sig. Martini saremmo stati noi Verdi a imporre al governo della Regione non ben precisati provvedimenti legislativi che hanno causato ciò che è avvenuto in Romagna. Forse è bene ricordare che i Verdi in Emilia-Romagna sono tornati in Assemblea legislativa nel 2020, dopo un’assenza di dieci anni, e non sono presenti nell’attuale Giunta regionale. Dunque, non abbiamo alcun potere di veto, e non abbiamo mai avuto responsabilità di gestione del territorio e dell’ambiente in passato. Tanto meno abbiamo chiesto di non monitorare gli argini dei fiumi per evidenziare la presenza di eventuali tane. Resta comunque il dato oggettivo che i 4,5 miliardi di litri di acqua piovana precipitati l’1-3 e il 15-17 maggio, pari a tre volte il consumo annuo – in Emilia-Romagna – di acqua per usi potabili, industriali e agricoli, poco hanno che a fare con le tane negli argini, e nulla con le migliaia di frane in appennino. Inoltre, eventuali carenze di risorse e personale non possono certo essere imputate ai Verdi.
Chi accusa noi e tutti gli ambientalisti di essere responsabili della drammatica alluvione dello scorso maggio dimentica che da sempre ci battiamo contro il consumo di suolo, una maggiore attenzione ai bacini idrografici nella loro interezza, con casse di espansione e una gestione razionale della vegetazione sulle sponde. E, non da ultimo, contro la costruzione in aree a rischio esondazione. Come è avvenuto invece proprio per l’azienda di Oliver Martini, costruita in zona soggetta a inondazioni, azienda, secondo quando riportato dalla stampa, che impiega quantità enormi di acqua estratta dal sottosuolo (il prelievo autorizzato sarebbe di circa 2 milioni di metri cubi all’anno), aggravando il fenomeno della subsidenza del suolo e l’abbassamento degli argini.
Per quanto riguarda il cambiamento climatico, causa di eventi meteo estremi sempre più frequenti, come le piogge torrenziali di maggio ricordiamo che Unigrà usa obsoleti motori diesel alimentati con olio di palma proveniente da piantagioni che stanno distruggendo le foreste primarie dell’Indonesia. Dunque, non accettiamo lezioni dal sig. Martini nè da chi gestisce attività che non fanno certo bene all’ambiente.
I Verdi, fin dalla loro nascita, hanno messo in guardia sui danni provocati dalle attività dell’uomo alla natura e al clima e, oggi, essere indicati come responsabili dell’alluvione è grave oltre che surreale. Con la nostra querela – concludono Zamboni e Galletti – vogliamo ristabilire la verità e tutelare la reputazione di un movimento politico ecologista e democratico che rappresenta una parte della pubblica opinione e dell’elettorato”.