“Dopo un’alluvione che ha messo letteralmente in ginocchio l’intera agricoltura ravennate, cui ha fatto seguito peraltro un’estate tra le più calde della storia, troviamo a dir poco ingiustificato il divieto di attingimento irriguo che Arpae, Regione e Autorità di Bacino hanno esteso a tutti i fiumi del territorio giustificando il diniego alle concessioni con una presunta incompatibilità tra gli attingimenti degli agricoltori e i cantieri avviati (o anche per ora solo progettati) per il ripristino delle arginature e la pulizia degli alvei. Non ce ne vogliano gli enti coinvolti, siamo i primi a comprendere bene l’importanza di queste opere, ma fatichiamo a capire perché il divieto di attingimento venga esteso agli interi corsi d’acqua quando, invece, i cantieri e le opere suddette interessano solo porzioni limitate di essi”.
Questa la posizione di Coldiretti Ravenna sul tema del divieto agli attingimenti irrigui che attualmente interessa tutti i principali corsi d’acqua della provincia.
“Alla luce delle temperature elevate registrate tra luglio e agosto, con il caldo che proprio in questi giorni ha raggiunto nuovamente picchi davvero importanti, e dopo una primavera tragica e straordinaria – afferma il Direttore provinciale Assuero Zampini – crediamo occorra fare tutto il possibile per salvare quei pochi raccolti risparmiati da gelo e alluvione, andando a garantire agli imprenditori agricoli la possibilità di approvvigionamento idrico”.
Per Coldiretti Ravenna “l’estensione generalizzata del divieto ai prelievi non trova giustificazione alcuna dato che l’attività irrigua è facilmente gestibile dall’agricoltore, il quale, se necessario, può rapidamente rimuovere o spostare il proprio punto di prelievo senza causare alcun intralcio a cantieri e operai e andando così a salvare i propri raccolti e quindi il proprio reddito”.
Occorre quindi fare squadra per tutelare la legittima attività imprenditoriale dei produttori agricoli che con i loro attingimenti, facilmente removibili – aggiunge l’Associazione agricola, reduce da una puntuale ricognizione svolta lungo gli alvei dei fiumi supportata da documentazione fotografica che evidenzia ancora la presenza lungo i corsi d’acqua di una fitta vegetazione, non andrebbero certo ad arrecare danni o ad intaccare minimamente l’ecosistema ambientale”.