“Questo Partito Democratico, tramite il Presidente della Regione Bonaccini, si presenta come partito del buongoverno. Come dire: o noi o chi vi renderà la vita difficile.
Ma quale buongoverno in sanità?
Il processo di aziendalizzazione e le tristi razionalizzazioni dei posti letto della Regione Emilia-Romagna degli anni ‘90 che significarono innanzi tutto riduzione dei posti letto per potere abbattere la spesa sanitaria. Ed il risultato di oggi si vede nel Pronto Soccorso dell’ospedale di Ravenna. Zone di attesa per la presa in carico che dovrebbe essere limitata ad un tempo breve ma in cui si può rimanere per ore. Alla destra dell’entrata, uno spazio che ricorda le larghe camerate di un secolo fa. Letti addossati uno all’altro, con pazienti che si spera siano lucidi, autosufficienti e non in terapia cronica. Con infermieri e medici sempre di fretta, l’arrivo continuo di ricoverati e parenti che, pur non essendo ammessi, si affiancano ai letti per dare quell’assistenza di base che altrimenti i loro cari non avrebbero. L’attesa in questa camerata può essere lunga, anche oltre la giornata, perché il reparto di destinazione può mancare proprio del posto letto.
Non migliora la situazione per gli accertamenti richiesti dal medico di base. Ogni prescrizione per visite ed esami ha un codice di priorità che dovrebbe determinare tempi certi di erogazione della prestazione. Dovrebbe, ma in realtà la sanità regionale si sta avvitando su sé stessa non essendo in grado di garantire tempi ragionevoli. Capita così che, per certe prestazioni, i medici di base sappiano già che le prestazioni “D” (da erogare entro 30/60 giorni) abbiano tempi non utili al bisogno di cura. Si passa allora a prescrivere direttamente esami e diagnostica di codice “B” (entro 10 giorni) ma ormai il sistema è intasato e per certe prestazioni, come la neurochirurgia, gli appuntamenti sono a Cesena, a otto mesi. Quale bisogno di cura può essere soddisfatto con questi tempi di attesa? Chi può ricorre alla sanità privata rendendo chiaro che sempre più prevenzione e cure saranno limitate a chi ha disponibilità economiche per pagare direttamente i costi o tramite le assicurazioni private che ci stanno portando verso l’orribile ed inefficiente sistema sanitario americano.
Quando nel sistema pubblico i tempi di attesa sono più ragionevoli vengono proposti appuntamenti anche presso gli ospedali di Forlì o Rimini fino ad arrivare a strutture private convenzionate di Imola. Quale senso ha chiedere ad un residente di Ravenna spostarsi di 50 chilometri per una semplice visita ortopedica? Con il desolante stato dei trasporti pubblici, come si può pensare che una popolazione sempre più anziana e sola sia in grado di prendersi cura di sé, se già raggiungere il luogo dell’appuntamento è una sfida? Diventa così necessario chiedere ad un parente, un amico o mettere in conto un contributo ad una associazione di volontariato che si occupa di trasporto sanitario.
Questo il risultato del buongoverno del Partito Democratico che negli anni ha seguito la stessa logica aziendalista della destra, da Berlusconi a Meloni passando per Salvini. Questi politici, questi schieramenti, che a parole si dicono alternativi gli uni agli altri ma perseguono le stesse politiche antipopolari non hanno credibilità. Spostano risorse pubbliche sempre e solo sul privato. Che sia sanità, istruzione, fondi pensioni, servizi sociali. Per non dire dell’aumento delle spese militari che sottraggono risorse a quel che veramente serve alle persone: istruzione e sanità.
Ravenna in Comune vuole essere parte di un movimento che dia valore al benessere delle persone. Non di questo scalcagnato buongoverno che sposta risorse pubbliche verso il privato, peggiorando la vita di chi vive del proprio lavoro”.