“Non c’è ancora la copertura finanziaria per privati e aziende. Alle imprese daremo un modello molto chiaro con procedure trasparenti e veloci. Una volta perimetrato il danno, si capirà l’ammontare e poi si potranno chiedere le risorse necessarie”. Questa la dichiarazione rilasciata dal Generale Figliuolo due giorni fa, durante la sua visita ai comuni del bolognese: l’ammissione esplicita di come ancora manchino le risorse promesse dal Governo per ristorare (al 100% in base all’impegno assunto dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni) cittadini ed imprese colpite dalle alluvioni di maggio e di come, da settembre, arriveranno esclusivamente i soldi già impegnati dai Comuni in somma urgenza per gli interventi di ripristino della sicurezza del territorio. Uno stanziamento necessario ed urgente, ma, di certo, non sufficiente.
In attesa, dunque, del nuovo DPCM, la cui emanazione è annunciata a breve ma solo relativamente ai ristori ai Comuni, è sempre più preoccupante la situazione per coloro che hanno subito direttamente gli effetti delle alluvioni e tentano di ripartire, ma nella più assoluta incertezza e solitudine istituzionale.
Legacoop Romagna – le cui imprese colpite hanno stimato danni ancora parziali per 50 milioni di euro – si associa alle preoccupazioni espresse in tale direzione anche dai Sindaci di Ravenna e di Cesena, Michele de Pascale ed Enzo Lattuca nelle ultime ore, condividendo pienamente l’idea di riconvertire a supporto dei cittadini e delle imprese le risorse stanziate per gli ammortizzatori sociali e le esportazioni: un miliardo di euro, che è stato utilizzato in minima parte.
Dall’osservatorio interno, del resto, Legacoop Romagna conferma un utilizzo parziale della cassa integrazione e, soprattutto – come già ipotizzato nell’immediatezza della messa a disposizione da parte del Ministro Tajani – i limiti e l’inefficacia delle misure a supporto del commercio estero.
Alle imprese alluvionate servono risorse per il ripristino di locali, impianti, attrezzature e merci, tenendo conto, ovviamente, che in questo elenco vanno ricompresi i terreni e gli impianti ortofrutticoli delle cooperative agricole di braccianti e di conferimento.
Mentre si protrae la confusione determinata dalle scelte precedenti sul tema incentivi, inoltre, bene sarebbe – come proposto dai Sindaci De Pascale e Lattuca – impiegare parte delle risorse non utilizzate per sostenere fiscalmente gli interventi di recupero edilizio di chi ha subito danni.
L’auspicio, dunque, è che tutti i parlamentari romagnoli e tutti i Sindaci – nessuno escluso – facciamo proprie queste richieste, che sono responsabili, di buonsenso e non devono essere inficiate da inutili discussioni ideologiche. Ogni divisione su come e dove reperire risorse oggi ancora solo promesse e non erogate, per famiglie ed imprese, sarebbe, francamente,inspiegabile. Così come auspichiamo sia presto superato il tentativo, che ancora rileviamo nel dibattito pubblico, di individuare responsabilità istituzionali per un evento catalogato da uno studio internazionale e pubblicato recentemente da “Il Sole24ore” come “la terza catastrofe più rilevante fra quelle accadute in tutto il mondo quest’anno”.
Sosteniamo le proposte dei due Sindaci perché vanno nella direzione di individuare risposte che sarebbero già dovute arrivare e che non possono più tardare.
Mai come in questa occasione abbiamo visto i parlamentari eletti in Romagna, di ogni schieramento, prodigarsi per stimolare l’intervento del Governo, assicurando una vicinanza quotidiana e sempre propositiva alle comunità colpite.
Anche per questo, li invitiamo a presentare al Governo una mozione urgente che riprenda la proposta di De Pascale e Lattuca, chiedendo al Parlamento di approvarla prima della pausa di agosto, con l’intento di iniziare davvero a dare un po’ di sollievo a tante imprese e famiglie.