“Oggi ricorrono i 30 anni dalla morte di Raul Gardini. Chi ha qualche lustro ricorderà perfettamente quel 23 luglio del 1993 quando le agenzie diffusero la dolorosa e per certi versi sconvolgente notizia. Il 23 luglio è la Festa di Sant’Apollinare, Patrono di Ravenna. La città celebra da sempre il suo patrono la cui statua svetta, a fianco del “santo guerriero” Vitale, in una due della due colonne situate in Piazza del Popolo, davanti a Palazzo Merlato. Ma quella di oggi per i ravennati non sarà solo una giornata di festa ma anche un momento di ricordo loro concittadino che ha segnato un periodo importante per il Paese e la nostra città. Ravenna, grazie a lui, era diventata una delle capitali mondiali della chimica e, sul versante sportivo, del volley e della vela: l’Italia, una delle capitali mondiali dell’energia e della ricerca di un modello di produttività sostenibile. Il momento più alto di questa scalata fu nel 1990 con Enimont, nata dal matrimonio fra Montesidon ed Eni, che resta ancora oggi la più grande impresa pubblico – privata sul fronte della chimica a livello italiano è una delle più grandi europee. Tante cose sono state dette e tanti gli interrogativi anche nel modo in cui é morto. Io non mi sono mai abbandonato alle suggestioni delle teorie del “grande vecchio”, semplificazioni di quella dietrologia che fa del nostro Paese un unicum nel panorama occidentale. Credo, invece, che proprio la forza dell’uomo che era, e la fierezza del grande capitano d’industria capace di essere avanti sui tempi – forse troppo avanti visto che la sua visione oggi é la stessa al centro del dibattito mondiale- contemplassero ampiamente anche la modalità del suo addio alla vita.
Per questo, quand’anche morto nel giorno di Sant’Apollinare, non é azzardato paragonarlo a San Vitale per quel suo spirito battagliero che ne ha caratterizzato tutta la sua parabola umana, compreso appunto il modo scelto per uscire di scena. Per un condottiero – e Gardini lo era, eccome se lo era! – é sempre molto difficile accettare di rientrare nei ranghi, soprattutto se questo è determinato non già da una sconfitta imputabile ad errori o incapacità, ma da un sistema che aveva deciso di ripensarsi, rivoltandosi e travolgendo tutto e tutti: partiti di governo, enti e imprese; leader politici, manager e imprenditori. Difficile dire cose che non siano già state dette o trovare nuove chiavi di lettura della vita di Raul Gardini, imprenditore tanto illuminato quanto scomodo. Di certo si può dire che Raul Gardini é stato un uomo che, tra i chiaroscuri della sua vicenda umana, ha sicuramente brillato con le sue tinte forti. Quelle tinte che sono solo prerogativa dei grandi. Ha tentato di ammodernare il Paese con una nuova visione del capitalismo familiare italico, e di sprovincializzare Ravenna, facendone una capitale mondiale dell’industria e dello sport. Se oggi tutti possono dire “Ravenna capitale dell’energia”, con uno slogan coniato proprio dal PRI ravennate che tentano di copiare in tanti senza avere la credibilità dell’Edera, lo si deve anche alle visioni lungimiranti di questo grande imprenditore. Per questo, pur al lordo degli errori commessi, molti forse anche inevitabili, credo sia difficile per chiunque non riconoscergli i grandi meriti che ha avuto. E aggiungo che forse il Paese e Ravenna gli debbano più di quanto non gli abbiano dato.
Sicuramente gli devono il ricordo e il rispetto che un Paese e una città devono ai loro figli migliori. Stasera, mentre la tivù nazionale trasmetterà il film sulla sua vita, Ravenna lo manderà in scena, in un teatro Alighieri gremito in ogni ordine di posti, alla presenza di Fabrizio Bentivoglio, il bravissimo attore che lo ha interpretato. Io resterò nell’intimità di casa per guardarlo in tivù per rispetto di questo imprenditore schietto e diretto come solo i romagnoli sanno essere, e come omaggio a una persona che resterà per sempre nella storia del secolo scorso come emblema ravennate, romagnolo e italico. E quel suo “Cino, cocàt sta progna” riecheggerà per sempre nella mente di quanti seguirono quella Coppa America con l’orgoglio di essere ravennati, romagnoli e italiani come questo grande imprenditore che mancherà per sempre a Ravenna, alla Romagna e alla nostra amata Italia.”