“Mercoledì 12 luglio, il Consiglio territoriale di Mezzano si è riunito in assemblea aperta per discutere sugli “aggiornamenti sull’emergenza alluvione” e sulla“discarica temporanea sita a Mezzano in via Reale 85”, e dunque del suo clamoroso incendio, devastante per migliaia di residenti negli abitati circostanti. Sedevano, accanto alla presidente del Consiglio stesso, l’assessore alla Protezione civile Baroncini, un dirigente tecnico del Comune ed uno di Hera. Tra il pubblico, alcuni consiglieri comunali della zona e il sottoscritto. Il dibattito delle Autorità con la numerosa popolazione presente, molto animato e con alcuni violenti scontri verbali, anche se alla fine ricomposti, non è stato affatto concorde, tranne che su una constatazione finale: se Mezzano e le sue frazioni non sono state allagate dal Lamone è perché la piena di questa fiume si è “sfogata” a Boncellino: da due rotture in 15 giorni di un medesimo tratto dell’argine, masse enormi di acqua hanno inondato, insieme all’80% dei campi, le frazioni di Villanova, Boncellino e Traversara, arrivando fino a Bagnacavallo. Sul da farsi perché, ripetendosi un analogo fenomeno, non tocchi altrettanto a Mezzano, le Autorità non si sono pronunciate. Tutti i presenti hanno però escluso, con degli scongiuri, che si possa alzare il ponte del Lamone sulla via Reale, a pelo del quale, a maggio, è arrivato il livello dell’acqua. Si è annuito, invece, e basta, quando il sottoscritto ha ricordato come siano malmesse le sponde del fiume a decorrere dal tratto urbano appena successivo al ponte.
Letto dei fiumi da disboscare
Qui si innesta il messaggio trasmesso il 17 dicembre scorso all’ufficio comunale di Lista per Ravenna dall’ingegnere titolare di uno studio tecnico ravennate, a seguito del quale abbiamo ricevuto anche una documentazione fotografica (allegata in parte) e la copia dell’analogo seguente messaggio che l’ingegnere aveva inviato al sindaco il 2 novembre, senza ricevere risposta: “Passeggiando sull’argine del fiume Lamone, all’altezza del cimitero di Mezzano, ho notato che la vegetazione lungo la parte interna degli argini è lasciata in stato di abbandono da chissà quanto tempo, tanto che ci sono veri e propri alberi alti anche più di una decina di metri. Immagino che tale stato non sia circoscritto a questa zona. Ora, se dovesse, come sembra, esserci un periodo molto piovoso, probabilmente il fiume avrà momenti di pena e tutta questa vegetazione lasciata allo sbando potrebbe creare sbarramenti al passare della piena. Chi deve pulire queste zone?”. Di qui, la doverosa richiesta di questo 4 luglio: “Mi piacerebbe sapere se si sta facendo qualcosa per disboscare il letto dei fiumi, come ho documentato fotograficamente prima che fossimo alluvionati”.
Ravenna a zero, Faenza già avanti
- Lista per Ravenna si è occupata di questo problema, che riguarda la generalità dei fiumi ravennati, con due interrogazioni al sindaco riferite ad una gara d’appalto da 2 milioni e 155 mila euro per eseguire tra fine 2022 e il 2024 opere di contenimento delle piene e messa in sicurezza di tutti i corsi d’acqua della provincia di Ravenna. Emessa dall’Agenzia per la sicurezza territoriale e la Protezione civile della Regione, che ha una Unità territoriale anche a Ravenna, comprendeva lavori per rafforzare gli argini affinché resistessero ad ogni piena, anche realizzando dei supporti dove l’argine era sfasciato o dove una piena si era portata via parte della golena. L’Agenzia aveva anche assicurato che “saranno eliminati gli alberi troppo grossi e ne verrà ridotta la presenza, inoltre sarà sfalciata l’ erba”. Uno dei tre stralci riguardava i nostri fiumi: Lamone, Savio, Bevano, Montone, Fiumi Uniti e Ronco. Il 12 ottobre erano state aperte le buste delle imprese concorrenti alla gara. Sembrava dunque che i lavori stessero per partire. Ma le risposte dell’assessore Baroncini alle mie due interrogazioni, prima e dopo l’alluvione, non hanno saputo riferire nulla, per indisponibilità dell’Agenzia, sul perché non se n’è saputo più niente.
- Abbiamo invece appreso, che sul fiume Lamone, nel territorio faentino, sono in atto, a seguito dell’alluvione, intensi “lavori di pulizia e risagomatura degli argini del fiume”, con “una profonda pulizia della vegetazione e degli arbusti”, dopoché, “per consentire ai tecnici della Regione una corretta valutazione di tenuta degli argini”, era stata effettuata “una pulizia straordinaria che ha portato alla completa eliminazione della vegetazione nell’alveo”. Entro settembre, la ditta incaricata dalla Regione effettuerà la pulizia sugli argini, destro e sinistro, del fiume Lamone, anche dal Ponte Rosso di Faenza fino al confine con il comune di Brisighella.
Terza interrogazione al sindaco
L’urgenza e la necessità di questi lavori nei territori collinari e pedecollinari solcati dal Lamone, tra i più colpiti e devastati dall’alluvione, è fuori discussione. Ma ci sono ragioni per chiedere nuovamente al sindaco di Ravenna se, come e quando la Regione intende occuparsi anche dei tratti fluviali che, scendendo alla foce, nel territorio del nostro Comune, angosciano non poco chi ci abita o lavora, aggiungendosi anche la preoccupazione per il fenomeno di risalita nei fiumi delle acque marine, verificatosi anche con l’emergenza di maggio. La profonda pulizia della vegetazione e degli alberi ed arbusti all’interno degli argini dei fiumi è assolutamente prioritaria ovunque. Il caso di Mezzano, a cui non si è saputo rispondere nemmeno nell’assemblea del 12 luglio, non è da meno”.