“È di questi giorni l’atto deliberativo di indirizzo riguardante la riforma del sistema di emergenza e di urgenza con cui la giunta regionale dell’Emilia Romagna si accinge a tracciare nuovi percorsi per tentare di risolvere l’annoso problema dei Pronto soccorso letteralmente soffocati da una domanda in continuo aumento.
L’assessore alla Sanità Raffele Donini proprio oggi dovrebbe illustrare alla giunta regionale il nuovo ‘piano operativo’ facendo leva soprattutto sui centri assistenza e urgenza ‘Cau’ esistenti o da istituire preferibilmente presso le Case di comunità, ex case della salute. Questi nuovi presidi sanitari decentrati sul territorio proprio perché a bassa complessità, dovrebbero consentire l’accesso ai pazienti con codice bianco o verde trovando risposta ai loro problemi in tempi più veloci rispetto al Pronto soccorso ospedaliero. Inoltre, per alleggerire i pronto soccorso il testo riserva un forte coinvolgimento dei medici di Medicina generale con ruolo di assistenza primaria, disponibili, in condizioni logistico organizzative possibili, ma tutte da verificare, all’attivazione di strutture territoriali di urgenza di primo intervento.
Una rete di servizi collegati proprio per fornire risposte extra ospedaliere. Forse quello tracciato da Donini è un percorso ambizioso seppur necessario che purtroppo, tuttavia, si scontra con realtà locali ancora deboli e non pronte sotto questo versante, pertanto è verosimile pensare ad un progetto costretto a vivere una lunga fase embrionale poiché i centri di assistenza e urgenza ‘Cau’ al momento sono stati sperimentati unicamente a Cervia, Ferrara e Comacchio, mentre è attivo dal 17 aprile scorso l’unico ospedale di comunità ‘OsCo’ presso l’ex casa di cura San Francesco a Ravenna. Anche sui medici di medicina generale ‘Fimmg’, inoltre, nutro non poche perplessità che riescano a svolgere funzioni aggiuntive rispetto a quelle già abbondantemente erogate nella normale attività ambulatoriale, oltretutto con ambulatori non sempre dotati di strumentazioni sufficienti per fornire risposte a emergenze seppure a bassa complessità. E proprio su questo tema credo occorra la garanzia di dotare i vari centri con requisiti minimi organizzativi, strutturali, diagnostici e tecnologici con qualche strumento di base ( elettrocardiografo, ecografo oltre all’apparecchio per l’esame radiografico), se non si vuole ridurre la portata della riforma alla semplice risoluzione di piccoli incidenti, ai lievi eventi traumatici, alle escoriazioni tuttora espletate da molti medici di base. Se, viceversa, non sarà assicurata questa dotazione minimale la conseguenza sarà inevitabilmente quella di fare accesso al Pronto soccorso dell’ospedale, vanificando in parte lo scopo precipuo di snellire il servizio ospedaliero di emergenza-urgenza.
E a questo punto, pur con tutte le buone intenzioni, saremmo costretti a ripartire nuovamente da zero, purtroppo, per tentare di risolvere l’annosa questione”.