Si ricostruiscono gli argini andati distrutti. Poi si dovrà ripensare la gestione dei fiumi

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Sono in corso in queste ore la ricostruzione degli argini andati distrutti dalle piene dei fiumi o, come avvenuto alle porte di Ravenna con il Montone, quelli rotti per far defluire l’acqua nei campi e cercare di salvare i centri abitati, sacrificando le campagne e le aziende. Intanto si susseguono le allerte meteo della protezione civile. Nei giorni scorsi, proprio dalla protezione civile, è stato confessato il timore di nuove frane lungo gli alvei fluviali. La gestione dei corsi d’acqua è anche al centro delle indagini aperte dalla Prefettura della Repubblica di Ravenna. Ma dovrà essere al centro anche della ricostruzione del territorio e di un nuovo modo di pensare le città e la convivenza con i fiumi. Secondo i dati del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, negli anni 2020 e 2021 la provincia di Ravenna è stata seconda solo a Roma per consumo di suolo e nel 2021 in Emilia-Romagna sono stati coperti poco più di 500 ettari di terreni a “pericolosità idraulica media”, ovvero con rischio di inondazioni. Nel 2017 la Regione aveva approvato una legge con l’obiettivo di limitare il consumo di suolo, ma come evidenziano oggi gli eventi e le associazioni ambientaliste qualcosa non ha funzionato. La città di Ravenna è stato il capoluogo più consumatore di suolo dell’intera Regione nello scorso anno.