“Faenza questi giorni sembra una zona di guerra, con la “safety zone” sempre più stretta: da una parte un quartiere massacrato dall’alluvione, case allagate e fango ovunque, dall’altra impianti che prendono fuoco, altissime colonne di fumo inquinanti e climalteranti, che mettono a rischio la salute della gente e dell’ambiente. L’incendio alla Caviro Extra poteva andare anche peggio, provocare vittime e feriti, per varie ore si è temuto che l’incendio toccasse anche tubature di biogas e biometano, provocando un’esplosione tale da spazzare via tutto ciò che c’era intorno, case comprese. Per questo sono state fatte evacuare centinaia di persone.
Questo a dimostrare che il biogas e il biometano non sono meno pericolosi (né meno climalteranti) del metano fossile e non ha nessun senso considerarli ecologici o sicuri!
A Faenza ci sono quattro impianti a rischio di incidenti rilevanti concentrati nel raggio di pochi chilometri: Tampieri, Villapana, Caviro Extra (distillerie e centrali a biomassa), Gowan (fabbrica di fitofarmaci). Impianti che con il consenso dell’amministrazione comunale continuano ad ampliarsi, contro ogni logica di buon senso.
Caviro Extra, aveva già avuto un principio di incendio nel 2019, così come altre aziende negli anni passati avevano avuto incidenti più o meno gravi. Il rischio domino è elevato con questa concentrazione di impianti pericolosi, vicinissimi al centro abitato. Ricordiamo tutti il terribile incendio doloso che ha colpito la Lotras (deposito di logistica con enormi quantità di olio stoccato) nel 2019, i cui danni ambientali sono tuttora visibili nel bacino di via Corgin, non ancora bonificato, dove le acque restano torbide e i fondali sono neri e intrisi di idrocarburi.
Ricordiamo nel 2018 l’incendio del deposito di biomassa alla Cava Zannoni via Modiglianese, (che dovrebbe essere spostata in zona industriale) e nel 2022 l’incendio al capannone Antarex. La cosa incredibile è che si continua a minimizzare il rischio.
Il sindaco, a incendio domato, ha detto testualmente che secondo Arpae “non ci sono sostanze inquinanti nell’aria”. Ma come è possibile? le sostanze inquinanti (polveri sottili, diossido di azoto, VOC, benzene….) c’erano anche prima dell’incendio, essendo una zona industriale e vicina all’autostrada, ora questa colonna di fumo nero durata otto ore ha purificato l’aria? Ci uniamo alle domande che fa Vito Totire, medico del lavoro portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO: “come si è prodotta quella scintilla e chi la ha prodotta? quali strategie di prevenzione e quali percorsi di formazione per il personale a monte di quella scintilla?…Che non si parli di infortunio o sfortuna, dietro ogni evento negativo c’è sempre una omissione di misure di prevenzione”.
Bisogna poi sottolineare anche l’inquinamento quotidiano, più sottile ma continuo. Faenza è circondata da cinque centrali a biomassa e industrie di ceramiche, l’inceneritore Enomondo, gestito da Caviro e Hera, brucia rifiuti (CDR) e biomassa. Le fonti emissive sono molteplici, i residenti da tempo lamentano puzze insopportabili, qualità dell’aria pessima, disturbi alle vie respiratorie, ma niente è stato fatto per migliorare la situazione. Nessuno studio epidemiologico.
Arpae non ha neppure una centralina fissa per il monitoraggio della qualità dell’area in questa zona.
I processi di combustione, ormai è noto, sia che avvengano da centrali a biomassa, forni di industrie ceramiche, auto, caldaie, o incendi incontrollati, contribuiscono ad aumentare le emissioni inquinanti e climalteranti.
Malattie, tumori, incidenti, acque inquinate, clima impazzito, sono le conseguenze. Anche l’alluvione ci dimostra che la crisi climatica ed ecologica è qui, a casa nostra. La natura si sta ribellando.
Per tutta risposta, invece di capire, fermarci e invertire la rotta, continuiamo imperterriti a correre a tutto gas nella direzione sbagliata. Si dà la colpa agli alberi e agli istrici, se il fiume è esondato, si vogliono tagliare tutti gli alberi intorno al fiume, ma senza alberi, gli argini rischiano di franare… Allora faremo argini di cemento?
D’altra parte si continuano a costruire sempre nuovi quartieri vicino al fiume: la prossima urbanizzazione a poche centinaia di metri dal fiume sarà proprio nell’orto della Ghilana, prevedendo anche l’abbattimento di grandi pini e consumo di suolo. Contro questa urbanizzazione, ormai in dirittura di arrivo, promettiamo azioni e proteste, come già fatto nel 2021, nel segno della nonviolenza e della disobbedienza civile.
Invochiamo una tregua, in questa assurda guerra contro la natura: fermiamoci prima che sia troppo tardi!”
Faenza eco-logica,
Extinction Rebellion Faenza