“Nel giro due settimane, dei vandali, forse alcuni balordi dei dintorni, hanno infierito sul Parco della Pace di via Marzabotto. Il 16 aprile hanno spaccato alcuni vasi che circondano la grande Fontana “Le chaos et la source de vie” di Claude Rahir, composizione-paesaggio a ciottoli, ghiaia e cristalli, giunti a Ravenna da ogni parte del mondo. Il 30 aprile hanno sporcato, con scritte e segni imbrattanti, lo spiazzo che precede quest’opera. Giustificate le denunce indignate degli assessori di turno. Bisogna però chiedersi se il maggior vandalo nonsia il Comune di Ravenna

ALLARMI POCO ASCOLTATI

Fu il sottoscritto a lanciare più volte l’allarme, fino a denunciare, nel novembre 2018, con un’interrogazione al sindaco, lo stato indecente del Parco della Pace, ormai Parco dei mosaici a pezzi, vero e proprio ex museo all’aria aperta del mosaico contemporaneo”. Allegai due foto della Fontana di Claude Rahir com’era all’origine (splendida), progettata perché il cubo galleggiasse in acqua fin quasi a metà, e com’era diventata (straziante). Fontana per modo di dire, giacché non s’era mai vista zampillare in vent’anni. Chiesi al sindaco di risanare il parco, restaurando le sue opere “barbaramente seviziate”, almeno in tempo per 7° centenario dantesco del 2021. Fu così che, dopo vari annunci celebrativi, il 21 luglio 2021, su una decina di opere del Parco, tutte di buon valore e di artisti prestigiosi, furono inaugurati i primi due restauri: quelli della Fontana di Claude Rahir e del “Francobollo”, il primo realizzato dal corso di Conservazione dei Beni Culturali del campus universitario di Ravenna, il secondo dall’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Il 5 ottobre 2022, gli allievi dell’Accademia annunciarono di avere concluso, all’interno del Parco, a pochi giorni dalla settima biennale di mosaico contemporaneo, un intervento conservativo sull’opera di Alexander Kornoukhov: “L’uomo e la natura”. Sul resto silenzio totale.

PARCO ABBANDONATO AL DEGRADO

Il 22 aprile scorso, dopo il primo vandalismo, l’assessore alla Cultura, parlò di offesa all’intera città, che ha sempre dimostrato affetto e interesse verso il Parco e la sua storia”, e di “lavoro progressivo ma costante di restauro delle opere che vi sono ospitate”. A nome di Dis-Ordine, l’associazione che promuove la cultura e l’arte della nostra città, Mariella Busi De Logu, artista stimata nel campo delle arti visive, ex docente di storia dell’arte al Liceo Classico e di discipline pittoriche al Liceo artistico, ha però messo le cose in chiaro: “Il Parco si trova a circa un chilometro dal centro della città. È circondato da edifici scolastici e da abitazioni. Potrebbe essere un luogo ricco di iniziative culturali e artistiche. Invece niente di niente. Il nulla, l’abbandono, il vuoto e l’assenza […]:i nomi degli artisti sono illeggibili, non è segnalato né ai cittadini, né ai turisti, non è presente nelle guide della città. Assente una bacheca che ne descriva le origini, le ragioni artistiche e umanitarie. Le targhe originali rimosse non sono state sostituite in modo adeguato […]. Vado spesso in questo parco e in perfetta solitudine mi siedo in una panchina – quelle verdi di una volta – nel bordo dell’Albero della Vita, mosaico pavimentale di Mimmo Paladino, e ne controllo le perdite. È in condizioni pietose, parti di mosaico sono letteralmente sparite, si sono formati spazi vuoti che rivelano il terreno sottostante. Avrebbe la necessità urgente di essere restaurato perché giorno dopo giorno se ne sta andando. Quest’opera ha avuto problemi fin dalla nascita, ma ora, per incuria e disattenzione, ha perso il suo antico splendore. Oltre alle zone prive di tessere musive, non ha più colore: è diventata un’opera in bianco e nero”.

RIDARE VITA AL PARCO

I vandali del momento sono figli dell’abbandono del parco, della noncuranza e del degrado in cui in cui è ben presto precipitato. La rimessa in pristino di alcune opere, per merito e valore delle istituzioni scolastiche, non può risanarlo e rilanciarlo, in mancanza di qualsiasi azione di salvaguardia e tutela, di promozione e valorizzazione. Lontano dai riflettori sociali, nascosto perfino all’osservazione della proprietà pubblica, la millesima telecamera annunciata dal vicesindaco a propria gloria, potrà forse mettere in guardia, per un po’, qualche gruppetto di sbandati a cui serve da ritrovo notturno, ma non colma l’assenza di vita che l’ottenebra e avvilisce da quando appena nato. Chi gliel’ha tolta, se vuol essere credibile, si metta in azione per ridargliela, ma lo faccia sul serio.”