“Sono poche o sono tante le morti di 135 pedoni in soli quattro mesi a causa di investimento su strada? Si tratta del dato parziale dei decessi di persone che si muovevano a piedi sulle strade urbane ed extraurbane italiane rilevate dall’associazione ASAPS tra gennaio e aprile 2023. L’Emilia-Romagna è la seconda regione italiana a dare il proprio “contributo” di vite perdute con 16 morti nello stesso periodo. Un dato gravissimo considerando che in tutto il 2022 erano state registrate da ASAPS 27 vittime tra i pedoni nella nostra regione (111 in tutto il Paese). Vero è che quello dello scorso anno era stato un anno particolarmente “favorevole” visti i dati ufficiali dell’ISTAT che al momento sono fermi al 2021 e che vedevano 41 morti in regione quell’anno contro i 57 nel 2019 e i 66 nel 2010. Un trend in calo che risulta drasticamente invertito proprio quest’anno.
Va ricordato che l’osservatorio ASAPS riesce normalmente a registrare solo i decessi avvenuti nell’immediatezza del fatto. A questi dovrebbero aggiungersi i decessi avvenuti a distanza di giorni, settimane o addirittura mesi durante il ricovero ospedaliero. Ma i decessi che avvengono dopo 30 giorni dal sinistro non vengono conteggiati neppure nelle statistiche ufficiali di ISTAT.
Per noi di Ravenna in Comune sono tante queste morti ed il dato è ancora più pesante considerando il fatto che gli scorsi anni hanno risentito della minor circolazione dovuta ai blocchi imposti dalle misure anti-Covid. Ravenna in Comune ha più volte richiamato l’attenzione del Sindaco sulla condizione particolarmente a rischio per gli utenti più deboli. Nella quale categoria rientrano anche i ciclisti, naturalmente. In Emilia-Romagna i dati ufficiali dell’ISTAT registravano per il 2021 41 ciclisti morti in regione contro i 60 nel 2019 e i 50 nel 2010. Nella nostra provincia, considerando anche i decessi nei giorni successivi all’incidente, nel 2022 sono morti 9 ciclisti e 6 pedoni.
Non si sono fatti sostanziali passi in avanti nell’apprestamento delle misure, ben note, che consentono di mettere in sicurezza la mobilità degli utenti più deboli (andrebbe ricordato che, dati ISTAT del 2021, oltre il 70 per cento dei pedoni deceduti in Regione aveva più di 64 anni). Aree ZTL a parte, sono ferme al palo le separazioni tra gli utenti più a rischio ed i mezzi a motore e tra le diverse categorie di utenti deboli. A Ravenna, ad esempio, le tanto decantate piste ciclabili non esistono. Vi sono unicamente percorsi misti ciclo-pedonali che, oltre tutto, presentano numerose criticità: dal fondo sconnesso, alla pessima scelta di alberature laterali con radici superficiali, alle continue interruzioni per consentire l’attraversamento automobilistico, alla mancata continuità tra piste, ecc. I mezzi pubblici, come noto, fanno acqua da tutte le parti: vecchi bus, alimentazione inquinante, dimensioni enormi, corse che saltano… Praticamente assente la possibilità di passare dall’auto alla bicicletta in appositi parcheggi scambiatori. Inoltre ricordiamo che, come Ravenna in Comune, votammo a favore del PUMS – Piano Urbano della Mobilità Sostenibile – a gennaio 2019 solo dopo aver ottenuto l’inserimento di un importante obiettivo tra quelli del Piano. Parliamo della introduzione del trasporto gratuito e ad emissioni zero per tutti i cittadini del Comune. Non se ne è fatto nulla. Niente anche rispetto a quelle misure minime, applicate in tutti i comuni a noi vicini, di premialità per l’uso della bicicletta.
Ravenna in Comune chiede al Sindaco e alla Giunta e a quelle forze politiche della maggioranza che hanno millantato in campagna elettorale un cambiamento di sensibilità sul tema, di battere un colpo. Lo stillicidio quotidiano di notizie giornalistiche che riportano in tutto il Comune vicende di pedoni e ciclisti ospedalizzati o peggio dopo un disastroso impatto dovrebbe pur servire a qualcosa per smuovere le coscienze. Coraggiosi di nome ma non di fatto, pentastellati dimentichi di tutto fuorché della seggiola, piddini tanto buoni nel racconto e molto meno nella pratica, siete capaci di fare quello per cui la collettività vi ha (per noi sbagliando) votato? Perché secondo noi, invece, non ve ne frega proprio nulla, come dimostrate ampiamente ogni giorno. Vi potrebbe aiutare a cambiare un uso costante dei nostri disastrati mezzi pubblici, provare a portare a scuola i figli o recarvi al lavoro dal forese o dalle periferie senza ricorrere all’auto, prendere coscienza di quanto la sparizione dei negozi di vicinato incida sulla indispensabilità di un trasporto motorizzato privato. Ed altro ancora. Provate. Non sarà mai troppo tardi per toccare con mano quanto è peggiorata la vita dei cittadini di cui l’esito elettorale vi ha demandato la cura amministrativa.”