Il porto di Ravenna non ha registrato il tracollo previsto nel traffico merci con il Mar Nero a causa della guerra in Ucraina. Durante la presentazione del prossimo Piano Operativo Triennale degli investimenti da parte del porto, l’Autorità Portuale ha fornito anche un esame delle conseguenze del conflitto sull’economia dello scalo ravennate.
Gli scambi con il Mar Nero, il 10% del traffico complessivo attorno al Candiano, sono passati da quasi 4 milioni e 300 mila tonnellate a poco più di 2 milioni e 700 mila tonnellate, un calo di quasi il 36%. Il traffico con l’Ucraina, che rischiava di scomparire, si è ridotto del 57%, quello con la Russia del 26,5%. Sono scambi basati su prodotti agricoli e derrate alimentari, prodotti metallurgici, minerali greggi e materiali da costruzione e prodotti chimici. Stabili i rapporti con la Turchia, mentre invece, sempre per il bacino del Mar Nero, sono aumentati i rapporti con Romania, Moldavia, Georgia e Bulgaria.
Complessivamente invece il 2022 si è chiuso con quasi 27 milioni e mezzo di tonnellate movimentate, 1,1% in più rispetto al 2021, record storico per il porto ravennate.