I parenti di un ultraottantenne morto a Ravenna il 30 ottobre 2020, per le conseguenze un ictus, chiedono i danni al medico anestesista che lo visitò nella casa di cura privata accreditata Domus Nova, sospendendogli la terapia anticoagulante in vista di un intervento che poi non venne eseguito, alla stessa clinica, al medico di base e all’Ausl Romagna.
Attraverso gli avvocati Chiara Rinaldi e Maria Federica Celati, hanno infatti presentato un ricorso al Tribunale civile ravennate, chiedendo una consulenza tecnica medico-legale: un accertamento tecnico preventivo per valutare i fatti, prima di una causa civile.
Il pensionato fu visitato da una anestesista l’1 settembre 2020, in vista di un’operazione per una protesi al ginocchio in programma l’8 ottobre. La dottoressa prescrisse lo stop del Coumadin, sostituito da eparina, dal 30 settembre. Ma il 7 ottobre l’intervento venne sospeso perché la stessa dottoressa riferì ai familiari di aver realizzato che il paziente aveva avuto un anno e mezzo prima uno scompenso cardiaco. Fu allora contattato il medico di base che prescrisse la ripresa del Coumadin. Ma il 19 ottobre l’anziano fu soccorso dal 118 per un ictus e, dopo un primo trasferimento da Ravenna al Bufalini di Cesena, dove fu sottoposto a intervento chirurgico, il 30 ottobre morì, all’ospedale ravennate.
La sospensione del Coumadin, secondo gli avvocati dei familiari (che chiedono danni per oltre un milione e mezzo) e secondo l’accertamento medico legale, portò a uno scompenso del sistema coagulativo e poi alla tromboembolia che ha condotto al decesso. La consulenza tecnica, redatta dalla dottoressa Francesca Vergari, ha accertato la responsabilità, in parte maggiore per l’anestesista, assistita dall’avvocato Stefano Zerbo e per la clinica (avvocato De Cesare), minore per Ausl (avvocato Sabrina Frignani) e medico di medicina generale (avvocato Mauro Brighi). (ANSA)