“A un anno dall’invasione dell’Ucraina, Potere al Popolo ha aderito e partecipato con convinzione alla manifestazione contro la guerra e contro l’invio di ulteriori armi in Ucraina, indetta dai portuali del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali questo sabato a Genova organizzando anche presidi, manifestazioni e mobilitazioni territoriali sulla stessa lunghezza d’onda come oggi pomeriggio in Piazza A. Costa insieme ad Unione Popolare, Partito della Rifondazione Comunista e Partito Comunista Italiano.
Dall’esplosione della guerra tutte le soluzioni diplomatiche sono state sistematicamente sabotate dal Governo Meloni, in continuità con il precedente Governo. Non si parla di via diplomatica basata sul principio di autodeterminazione di tutte le popolazioni coinvolte, di colpire i paradisi fiscali (dove risiede la grande ricchezza degli oligarchi russi), di disarmo dell’Europa, di smilitarizzare i nostri territori dalle testate nucleari e dalle basi NATO. E intanto i morti, secondo quanto filtra dalla propaganda di guerra, si contano già a centinaia di migliaia.
Non possiamo permettere che si continui a combattere uno scontro tra Russia e Nato sui corpi delle popolazioni ucraine e russe. Non possiamo restare in silenzio mentre i costi di questa guerra in cui siamo totalmente coinvolti vengono scaricati sulle classi popolari.
Siamo bombardati dalla propaganda e questo nonostante l’ampia contrarietà all’invio di armi della maggioranza della popolazione italiana.
Oramai anche 𝗦𝘁𝗼𝗹𝘁𝗲𝗻𝗯𝗲𝗿𝗴 𝗮𝗺𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗮 𝗴𝘂𝗲𝗿𝗿𝗮 𝗶𝗻 𝗨𝗰𝗿𝗮𝗶𝗻𝗮 𝘃𝗮 𝗮𝘃𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗮𝗹 𝟮𝟬𝟭𝟰, 𝗲 𝗹’𝗢𝗰𝗰𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗹’𝗵𝗮 𝗳𝗼𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝘁𝗮.
Il segretario generale della NATO infatti getta definitivamente la maschera della guerra che stiamo conducendo. Ammette che la guerra è cominciata nel 2014, con lo scontro con le repubbliche popolari del Donbass. La NATO ha addestrato soldati e fornito armi per 8 anni, e vuole continuare a farlo per consentire all’Ucraina di “liberare territori e vincere questa guerra”. Nessuna pace è prevista, e anzi Stoltenberg invita a spingere sulla produzione militare per compensare gli invii a Kiev.
Ovviamente, il costo dovrà essere sostenuto dai sacrifici dei settori popolari.
Infatti oltre ai costi collaterali della guerra, come il caro energia e il conseguente aumento dei prezzi (legato anche all’inflazione da record), subiamo infatti la rapina delle nostre tasse, stornate dalla sanità, dalle pensioni, dalla scuola e da tutto quanto serve per progettare un futuro più umano, al fine di ingrassare i conti di chi sulla guerra ci specula.
Mentre il reddito viene abolito e non si deve più parlare di salario minimo, le industrie di armi sono infatti le uniche a guadagnare, insieme a compagnie energetiche e banche d’affari, registrando vendite e profitti speculativi da record.
Ribelliamoci a questa logica malata che i nostri governi propinano come l’unica soluzione possibile, perché a pagare saremo sempre noi popoli.
Siamo la maggioranza: uniamoci contro la guerra. Costruiamo insieme il nostro mondo di pace.
ABBASSIAMO LE ARMI ALZIAMO I SALARI
Vogliamo pace e giustizia sociale.”
Assemblea territoriale di Potere al Popolo di Ravenna