“Taxi del mare” è un appellativo che vuol dar l’idea della comodità, di un trasporto dedicato, in qualche modo riservato a chi può permetterselo. Roba da viaggiatori per diporto. Concetto rafforzato quando il porto di attracco è definito un terminal crociere. Come è il caso del molo di Porto Corsini. Se così fosse, se l’Ocean Viking fosse un “taxi del mare” piuttosto che un’ambulanza galleggiante, il fatto di ritornare a Ravenna dopo un mese e mezzo vorrebbe dire che l’ospitalità è stata gradita, preferita a quella delle altre destinazioni dove più frequentemente era solita recarsi. Invece è stato il voltafaccia di un ministro che sia in interviste che in colloqui diretti riportati dal Sindaco aveva escluso il bis. «Confido proprio che a Ravenna non tocchi più» aveva testualmente dichiarato Piantedosi. Comprensibilmente visto che Ravenna si trova a circa 1.800 chilometri da dove l’Ocean Viking ha tratto in salvo i suoi attuali passeggeri. Si tratta di 84 persone in larga parte minorenni non accompagnati. In 58 infatti hanno tra i 14 e i 17 anni. Il più “vecchio” ha 50 anni. In 70 hanno iniziato il loro lungo viaggio in Gambia, uno dal Darfur e uno dalla Nigeria e altri 12 dalla Libia. Se le condizioni di vita in Darfur, Nigeria e Libia sono note, vale la pena ricordare che la Repubblica del Gambia è reduce da una feroce dittatura militare durata 20 anni e che per raggiungere la Libia devono percorrersi 6mila chilometri. Infatti il loro viaggio è durato anni e altri anni la loro permanenza nei lager libici dove nel frattempo sono state vittime di atroci violenze. Costringere queste persone ad altri giorni di viaggio in mare, dopo aver passato 24 ore su un gommone stracarico in condizioni di ipotermia e disidratazione, con il solo fine di rendere difficoltoso il loro salvataggio da parte della ONG SOS Méditerranée, è una vergogna. A dir poco, se si pensa al caso della nave Geo Barents di Medici senza frontiere, che dopo aver soccorso 237 minori al largo della Libia è stata inviata al porto di La Spezia, dove è arrivata dopo 5 lunghi giorni di navigazione, per poi vedersi beffata dalla decisione del Governo di trasferire i migranti in pullman a Foggia…
Dopodiché va ricordato che i morti in mare, gli accordi con gli aguzzini libici per trattenere i migranti, i finanziamenti erogati a chi con qualunque mezzo impedisce loro di arrivare in Italia, la mancanza di modalità “normali” cioè non illegali per arrivare nel nostro Paese, non nascono con questo Governo. Che è un Governo dichiaratamente di destra. Come invece non si definiva il Governo a guida Gentiloni che aveva ministro degli Interni un certo Marco Minniti di tessera piddina a cui si deve buona parte di quanto sopra descritto. O almeno il suo aggravamento, visto che un certo tipo di politiche nascono ben prima, quando ad esempio era ministro degli Interni un certo Giorgio Napolitano. Ben prima del vituperato Salvini e della Lamorgese che gli è succeduta. Lo tenga in mente quell’altro piddino che oggi farà passerella a Ravenna a beneficio della propria campagna elettorale per farsi eleggere segretario del Partito Democratico. Proprio quel Bonaccini che durante il mandato di Minniti lo sosteneva apertamente dicendo: «Minniti ha detto cose chiare e condivisibili sui diritti e sui doveri di chi arriva nel nostro Paese. A questo punto c’è la necessità di lavorare su nuovi accordi bilaterali che rendano effettivi i rimpatri e sulla necessità di rendere meno agevoli i flussi». Come Ravenna in Comune eravamo e siamo tuttora convinti che ogni persona abbia il diritto di cercare di migliorare la propria vita anche lontano da dove vive. A maggior ragione quando la migrazione è forzata, ovvero quando le persone devono abbandonare il luogo di residenza in quanto vittime di persecuzioni individuali, di conflitti armati o di disastri ambientali dovuti ai cambiamenti climatici. A chi specula sulle loro vite per calcolo politico possiamo solo augurare di provare sulla propria pelle la lunga “vacanza” dei passeggeri dei “taxi del mare”. Tutto incluso, naturalmente.