“Gli scuolabus sono un servizio fondamentale per ridurre il traffico e garantire la mobilità sostenibile nel tragitto casa scuola, aiutando al contempo le famiglie, ma purtroppo a Faenza non viene garantito a tutti i bambini del forese, per una gestione eccessivamente rigida e burocratica.
Ad esempio ai bambini di Pieve Corleto, quartiere periferico di Faenza, non è garantito lo scuolabus verso la scuola primaria Carchidio, che pure è scuola di stradario e l’unica che fa il tempo pieno. L’unico scuolabus collega Pieve Corleto alla scuola di Reda, dove però non c’è il tempo pieno. Per questo tanti bimbi di Pieve Corleto, dopo aver frequentato la scuola G.Rodari della Cosina, vanno alle Carchidio, (che fanno parte dello stesso Istituto Comprensivo), la distanza è di 6 km sulla pericolosissima strada statale “forlivese”, e in mancanza di scuolabus, mezzi pubblici (e ciclabili) questi bambini vengono accompagnati in auto, alimentando traffico, caos e smog.
La cosa ancora più paradossale è che un pulmino passa a poca distanza da Pieve Corleto, a 3 minuti, e porta solo 3 bambini alle Carchidio, ma non può prendere i bambini di Pieve Corleto. Una mamma che supplicava lo scuolabus, perché in effettiva difficoltà a portare la figlia a scuola, ci ha raccontato che un funzionario, nel negare la richiesta ha sottolineato che non possono fare “favori” a tutti e far salire tutti i bambini. Favori? Strano concetto per parlare di mobilità sostenibile e di un servizio pagato dai cittadini. E poi cosa dovrebbe fare un comune, se non garantire la mobilità sostenibile a tutti i bambini che vivono nel forese?
Così ora lo scuolabus viaggia semivuoto, e i bambini di Pieve Corleto restano a piedi, o meglio vanno in auto coi genitori.
Che senso ha questa ottusa rigidità? Far viaggiare scuolabus vuoti è un costo anche per il Comune che compartecipa alla spesa.Se ci fossero più bambini negli scuolabus, inoltre, si potrebbero ammortizzare le spese, e abbassare la retta per le famiglie, che attualmente è effettivamente alta (circa 450 euro a bambino l’anno).
Con tutti i soldi pubblici che si spendono per altri progetti meno utili al bene comune, come mai i soldi per gli scuolabus non si trovano mai?
A cosa serve poi il PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) se lo stesso Comune costringe i genitori a portare i figli a scuola in auto?
Aggiungiamo che il presidente Bonaccini all’inizio del suo mandato regionale aveva garantito mezzi pubblici gratis a tutti i minori di 14 anni. Qui a Faenza non ci sono scuolabus per i bimbi di campagna neppure a pagamento.
Chiediamo al comune di gestire in modo meno ottuso, burocratico e rigido il servizio scuolabus, incentivare l’utilizzo, andare incontro alle esigenze delle famiglie che aspirano a non usare l’auto, e cercare di ridurre le rette.”