“Non si può dire che gli abitanti di Classe sollevino rivendicazioni Nimby (Not In My Back Yard, “Non nel mio cortile”) rifiutando di ricevere antenne per la telefonia cellulare sopra le loro case. Ne avevano già accettate cinque senza batter ciglio: tre nella parte sud della località, tutte sulla via Bosca, distanti 100-200 metri dal paese e vicinissime tra loro; due in quella nord, gravitanti sulla via Romea Vecchia e relativa borgata. Se si sono agitati, sollevando anche una manifestazione sul posto il 7 dicembre scorso, quando hanno visto sorgerne una sesta, con tecnologia 5G, in via Navarco, all’interno di tale borgata, bisogna riconoscere loro almeno il diritto di ricevere spiegazioni dal Comune di Ravenna circa le ragioni e il modo con cui ne è stata autorizzata l’installazione. Già nella prima settimana di novembre, a lavori già in corso, alcuni cittadini si erano rivolti a Lista per Ravenna perché assumesse informazioni in proposito, ritenendo che, per una frazione con poco più di tremila abitanti, cinque antenne sarebbero dovute bastare. L’esame della documentazione ufficiale che abbiamo acquisito dimostra in effetti che la richiesta, avanzata da ILIAD Italia, ha subìto un iter controverso e ambiguo.
Partiamo dai dati base. Siamo in una zona soggetta a limitazioni ambientali perché ricade nel perimetro del Parco del Delta del Po, che la classifica come zona urbanizzata. Il pennone, alto 30 metri, estende su tutte le abitazioni di via Romea Vecchia e relativo borgo le proprie radiazioni di 3 volt/metro, a cui si aggiungono i 2 volt/metro di fondo registrati in alcuni punti della zona, il tutto evidenziato dalla stessa ILIAD nel suo progetto “Analisi di impatto elettromagnetico”.
Quanto sopra giustifica la seguente interrogazione al sindaco, premettendo che le risposte attinenti all’Ente Parco del Delta potranno essere acquisite anche tramite il consigliere comunale e provinciale di Ravenna Andrea Vasi, membro del Comitato esecutivo dell’Ente, delegato a questo incarico dal sindaco stesso in veste di presidente della Provincia.
- Il Parco del Delta aveva espresso parere contrario al rilascio dell’autorizzazione richiesta da ILIAD, motivandolo con l’esistenza di soluzioni alternative a quella di progetto. Avendo constatato che l’installazione dell’antenna sarebbe avvenuta in adiacenza ad un impianto già esistente, l’Ente aveva invitato ILIAD ad orientarsi su una soluzione alternativa o a dimostrare che non ne esistessero. Non risulta però che ciò sia avvenuto. Si chiede dunque perché il Parco non abbia controbattuto al successivo parere favorevole della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio, risultato determinante per la concessione dell’autorizzazione, limitandosi a lasciare scadere il termine concesso senza far valere le proprie ragioni.
- ILIAD, nella sua opposizione ai “preavvisi di diniego”, ha difeso strenuamente la sua posizione, lasciando tuttavia aperta una porta laddove, dopo avere “invitato il Comune a non emettere provvedimenti sfavorevoli”, ha chiesto “in subordine di indicare una localizzazione alternativa idonea da un punto di vista tecnico ed economico”. Si sarebbe potuto utilizzare un’antenna già presente a 500 metri di distanza presso il campo sportivo, nel quale sono peraltro utilizzabili e disponibili in via esclusiva per ILIAD altri tre tralicci, soluzione che avrebbe impattato meno anche dal punto di vista paesaggistico. Si chiede, al riguardo, perché l’offerta di ILIAD, conforme al buon senso e alla corretta gestione di un territorio ambientalmente protetto, non è stata raccolta.”