“Il Tavolo di lavoro su Energia e Ambiente e il Coordinamento di Ravenna Coraggiosa – che si sono riuniti nei giorni scorsi – esprimono preoccupazione per il fatto che il dibattito sui temi energetici a Ravenna, di fronte ai cambiamenti degli scenari internazionali determinati dalla guerra in Ucraina, si stia troppo concentrando sull’impiego delle fonti fossili e soprattutto sul recente emendamento del Governo.
Un emendamento – su cui diamo un giudizio decisamente negativo – che prevede la possibilità di riprendere le estrazioni di gas metano in Adriatico anche tra le 9 le 12 miglia senza che, a quanto ci risulta, siano stati compiuti gli studi dell’ISPRA previsti dal PITESAI per valutarne gli effetti su subsidenza ed erosione costiera. Serve massima tutela dei nostri ambienti turistici costieri e per le zone naturali uniche del Parco del Delta, fragili tanto quanto quelli dell’area sopra alla linea arbitrariamente tracciata dal governo.
Quindi prima di tutto la PACE che è il primo elemento di “sostenibilità universale”. In secondo luogo, l’emergenza non divenga motivo per ridurre l’impegno per la transizione ecologica per la sopravvivenza del Pianeta. Non condividiamo l’idea di una ripresa generalizzata delle estrazioni, delle prospezioni e delle attivazioni di nuove concessioni in un mondo che invece dovrebbe ricorrere alle energie rinnovabili per continuare ad esistere.
Questo ci preoccupa per vari motivi: perché di fronte a Ravenna si estrae una parte molto significativa del gas nazionale, talvolta da punti di estrazione come quello di Angela-Angelina che sono troppo vicini alla costa (e per il quale ribadiamo la richiesta pressante di chiusura anticipata); perché a Ravenna sono insediate due grandi centrali termoelettriche a turbogas; perché a Ravenna per il riscaldamento degli edifici si utilizza quasi esclusivamente il metano e nel distretto industriale del territorio sono presenti attività altamente energivore come il petrolchimico; perché a Ravenna arriverà un rigassificatore; perché a Ravenna si ragiona di CCUS.
Per contro, l’impiego delle energie rinnovabili a Ravenna oggi non supera l’8% del consumo complessivo di energia: un dato basso specie se raffrontato all’obiettivo regionale del 100% di produzione da energia rinnovabile entro il 2035, nonché al nuovo obiettivo europeo.
Abbiamo sempre lamentato la colpevole assenza di un piano energetico nazionale, ora si chiede al territorio di supportare con responsabilità l’interesse nazionale e l’aumento della capacità di diversificare le fonti di approvvigionamento in sostituzione al gas russo ma non può essere una responsabilità a senso unico: crediamo si debba cogliere questa crisi per cominciare a cambiare paradigma e modelli energetici, della chimica e dello sviluppo industriale a Ravenna e nel Paese. Riteniamo che la discussione sull’energia e sul modello di sviluppo debba porre al centro il tema di una profonda trasformazione. Potremmo farlo coinvolgendo i giovani, il mondo del lavoro, dell’impresa innovativa, chiedendo un contributo all’Università e alle migliori energie scientifiche e culturali.
Auspichiamo il rapido decollo del Progetto Agnes che consentirebbe di fornire energia pulita a tutte le famiglie della Romagna e di offrire importanti occasioni di lavoro alle imprese. Il gruppo consigliare di Ravenna Coraggiosa ha formalizzato in un Ordine del Giorno la richiesta al Governo nazionale di nominare un Commissario Straordinario per favorire, pur nel pieno rispetto delle procedure di Valutazione di impatto ambientale, tempi rapidi e certi.
Siamo convinti che le energie rinnovabili costituiscano una fonte di produzione di energia distribuita e diffusa. Va rafforzata l’informazione ai cittadini sulle opportunità e gli incentivi all’impiego di tali fonti e all’impegno per far decollare fin dai prossimi mesi le Comunità Energetiche Rinnovabili a Ravenna.
Si apra una fase nuova che metta al centro modi di produrre e di consumare avanzati e sostenibili dal punto di vista ambientale. Occorre impegnarsi per elevare in modo significativo l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati, dei trasporti e delle attività produttive da un lato e l’impiego di energie rinnovabili dall’altro (eolico e fotovoltaico in primo luogo): scelte che produrrebbero significativi vantaggi non solo in termini di sostenibilità ambientale ma per la stessa economia, per l’occupazione e la qualità del lavoro, per la competitività del nostro sistema economico, per gli stessi costi in bolletta di famiglie e imprese, per la sicurezza energetica del nostro Paese.”