Il 27 ottobre scorso, il quotidiano storico di Ravenna ha pubblicato, sotto il titolo: “Dodici lucciole nel residence”, le seguenti notizie, finora non smentite e da nessuno commentate, per quanto clamorose e finora mai emerse a livello pubblico dal settore alberghiero ravennate: “Maxi controllo della polizia, l’altra mattina, con Squadra mobile e Volanti al residence Mosaico. Il tutto a seguito di un litigio, nella serata di domenica, che già aveva richiesto l’intervento della polizia, tra due prostitute sudamericane e un cliente italiano, colpito con una bottigliata al capo […]. Tra le testimoni, altre ragazze sudamericane. Da qui è scattato il controllo a vasto raggio all’interno del residence. Gli investigatori in quella camera hanno trovato altre ragazze, nessun in regola con le norme di soggiorno e denunciate per ingresso illegale nello Stato, con pratiche per l’espulsione avviate. Complessivamente sono state identificate 12 giovani dedite alla prostituzione, in corso ci sono ulteriori valutazioni su corretta registrazione persone alloggiate da parte della struttura”. Magari diverse ragazze avranno detto di essere venute dal Sudamerica per turismo, ma importante è il fenomeno che si ricava dall’accaduto.
Secondo la Costituzione italiana, la potestà legislativa in materia di turismo è esclusiva delle Regioni. Con la propria legge quadro n. 16 del 2004: “Disciplina delle strutture ricettive dirette all’ospitalità”, la Regione Emilia-Romagna ha delegato al Comune “tutte le funzioni amministrative connesse all’esercizio […] delle strutture ricettive dirette all’ospitalità”, nonché delle “attività di vigilanza sulle funzioni di competenza”. Al riguardo, la stessa legge afferma che il Comune “può in ogni momento verificare […] le condizioni di esercizio delle strutture”, così accertando, tra l’altro, la “rispondenza dello stato degli immobili” alle prescrizioni sulla “destinazione d’uso dei locali” e se “il titolare o il gestore di strutture ricettive […] dà alloggio esclusivamente nel rispetto delle disposizioni statali in materia di sicurezza”. Il servizio del Comune competente in materia è lo Sportello Unico per le Attività Produttive (SUAP).
Il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS) stabilisce che tutte le strutture ricettive “possono dare alloggio esclusivamente a persone munite della carta d’identità o di altro documento idoneo”, sono tenute “a consegnare ai clienti una scheda di dichiarazione delle generalità […] sottoscritta dal cliente” e devono “comunicare all’autorità locale di pubblica sicurezza le generalità delle persone alloggiate”. Peraltro, le attività degli agenti di pubblica sicurezza, come sono pure quelli della Polizia Locale (più conosciuta come Municipale), si esercitano anche vigilando sulle attività di prostituzione, come pure sulla permanenza illegale degli stranieri nel territorio dello Stato, affinché, soprattutto, non siano sottoposte a favoreggiamento doloso.
Va inoltre riferito, a prescindere dal fatto avvenuto, che il fenomeno non sembra sconosciuto alla nostra città essendo oggetto da anni di insistente vocio pubblico. Al riguardo, si sarebbe forse potuto compiere degli accertamenti anche solo seguendo facilmente su internet le tracce di questa specie di incontri che conducessero all’indirizzo di strutture ricettive ravennati viceversa destinate all’ospitalità; o anche mediante l’osservazione (seguita dalle eventuali conseguenti verifiche sul posto) delle schede dei clienti trasmesse da tali strutture all’autorità di PS riguardo alla congruità del loro regolare grado di occupazione rispetto ad un presumibile maggiore risultato logico, oppure ad eventuali squilibri tra le identità di genere delle persone ospitate e/o alla sovrabbondanza della loro provenienza da aree geografiche estere intuitivamente significative.
Ciò premesso, chiediamo al sindaco:
- se, assunte informazioni tramite il SUAP, eventualmente attivando anche la Polizia Locale, e comunque in coordinamento con la Polizia di Stato, può confermare, per dovere di trasparenza verso l’opinione pubblica, che le notizie di stampa riportate in epigrafe corrispondono a verità sostanziale;
- se, in ogni caso, essendo almeno verosimile la base fondamentale dell’accaduto, egli ritenga di sottoporre il problema, nei suoi aspetti generali, al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto, affinché siano attivate le forze dell’ordine statali e quella comunale, in stretta sinergia tra loro e col SUAP del Comune di Ravenna, ritenendosi al riguardo necessaria una costante e assidua vigilanza in funzione di prevenzione e di eventuale repressione delle illegalità.