“Dobbiamo scongiurare – ha sottolineato Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna – chiusure (anche solo temporanee) di attività e l’apertura di crisi aziendali diffuse, con pesanti ricadute anche sul potere d’acquisto dei lavoratori e sul benessere sociale nel suo complesso. Incentivi continuativi e di facile accesso, norme stabili, strategie di sviluppo pubblico a supporto dell’impresa, infrastrutture, banda larga, efficienza della pubblica amministrazione, processi decisionali rapidi e un sistema di formazione che sappia interagire con il sistema produttivo in modo efficace sono elementi essenziali per fare del nostro un Paese moderno e performante”.
Complessivamente – evidenzia l’Osservatorio dell’economia dell’Ente di Viale Farini – al 30 settembre la base imprenditoriale della provincia di Ravenna può contare sulla consistenza di 38.563 imprese, lo 0,12% in più rispetto alla fine di giugno di quest’anno (nel corrispondente trimestre del 2021 l’incremento trimestrale si era attestato più o meno sullo stesso valore con un +0,11%). Il tessuto imprenditoriale ravennate continua dunque a tenere, con un tasso ancora improntato alla crescita ed un saldo che resta positivo, ma mostra segni di evidente esaurimento, ostacolato da crisi energetica ed inflazione. Dato ravennate, che risulta inoltre sotto la media sia regionale che nazionale, territori di riferimento con tassi trimestrali di crescita rispettivamente pari a +0,21% e +0,22%, in entrambi i casi in rallentamento rispetto all’analogo trimestre del 2021 (erano +0,29% per l’Emilia-Romagna e +0,36% per l’Italia).
La debole vitalità ha interessato anche la componente artigiana, che fa registrare un tasso di crescita trimestrale pari a +0,08% e con un saldo attivo di sole 8 imprese in più (132 le iscrizioni e 124 le cancellazioni); nel terzo trimestre del 2021, il tasso di crescita per le ditte artigiane era stato pari a +0,39%. Per le forme giuridiche, come di consueto, quasi l’intero contributo al saldo positivo è frutto della crescita delle società di capitali, da tempo l’ordinamento più dinamico e con il tasso di crescita trimestrale passato dal +0,43% del 2021 al +0,80% di quest’anno. Da segnalare il bilancio negativo delle società di persone (-13 imprese, pari a -0,17% ed era -0,29% l’anno precedente) e quello delle imprese individuali, con saldo trimestrale negativo pari a -14 e tasso pari a -0,07%, in peggioramento rispetto al dato positivo di un anno fa (+0,13%).
Per quanto riguarda la dinamica settoriale, la crescita del trimestre, pur contenuta, ha interessato la maggior parte del tessuto imprenditoriale, ad eccezione dei comparti del trasporto, delle altre attività di servizi e del commercio (le rispettive variazioni percentuali trimestrali dello stock di imprese sono state pari a -0,68%,
-0,29% e -0,19%). In termini relativi, il dinamismo più marcato si registra nel settore della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+6%); più a distanza, sanità ed assistenza sociale (+2,04%), servizi di informazione e comunicazione (+1,2%) ed attività professionali, tecniche e scientifiche (+1,09%). Sotto la soglia di crescita dell’1%, istruzione (+0,72%), attività artistiche, sportive e di intrattenimento (+0,67%), attività immobiliari (+0,62%), costruzioni (+0,39%), attività finanziarie-assicurative (+0,27%), servizi di alloggio e ristorazione (+0,24%), attività manifatturiere (+0,2%) ed agricoltura (+0,06%).
All’insegna della stazionarietà, estrazioni da cave e miniere, fornitura di acqua, reti fognarie e gestione rifiuti e noleggio, agenzie-viaggio e servizi di supporto alle imprese. Nel terzo trimestre, il rallentamento del dinamismo, coinvolge tutte le tipologie d’impresa. Meno evidente il fenomeno per le imprese straniere (+0,81% ed era +0,90% un anno fa), mentre per le imprese femminili si registra un tasso trimestrale negativo (-0,10% ed era +0,10% nel 2021). Tasso positivo per le imprese giovanili, che scende però dal +2,78% del 2021 al +2,14% del trimestre in esame, per le quali l’incremento di crescita relativa risulta comunque più elevato rispetto al complesso delle imprese.