Fenomeno in rapido aumento (la crescita di assistiti nei servizi dal 2020 al 2021 è stata del 31 per cento), i soggetti interessati sono prevalentemente adolescenti e preadolescenti, in particolare del genere femminile (circa il 90 per cento): è fondamentale intercettare precocemente questo tipo di condizioni e intervenire tempestivamente, c’è attenzione per l’impatto sulla persona e sulla famiglia, diventa fondamentare il ruolo della scuola, la rete dei professionisti è solida, le aziende sanitaria sono attive sul problema.
In commissione Politiche per la salute e politiche sociali (presieduta da Ottavia Soncini), in congiunta con la commissione Cultura, scuola, formazione, lavoro, sport e legalità (presieduta da Francesca Marchetti), l’informativa della responsabile del settore assistenza territoriale della Regione Emilia-Romagna Fabia Franchi, e di Alessio Saponaro (sempre settore assistenza territoriale), responsabile dell’area salute mentale e dipendenze patologiche, sul programma regionale di contrasto ai disturbi dell’alimentazione e della nutrizione.
“Il tema è delicato, parliamo di uno dei disturbi più complessi in sanità e serve l’impegno di tutti, con strategie che vadano dalla prevenzione alla cura al rafforzamento della rete”, ha rimarcato la presidente Soncini, che ha poi riferito come in questa fase “sia fondamentale comprendere l’impatto del Covid: i casi sono in aumento, a causa della pandemia, specie fra i più giovani (anche in età pediatrica)”. Quella di oggi, ha concluso, “deve essere un’occasione per facilitare la richiesta d’aiuto, la conoscenza e l’accesso alle risorse presenti sul territorio, oltre a informare sull’assistenza, perché queste patologie si possono vincere”.
Anche per la presidente Marchetti “deve esserci un impegno bipartisan sul tema, fondamentale è il ruolo delle famiglie, così come quello delle associazioni, ma importantissimo è anche il ruolo della scuola (per intercettare i nuovi bisogni dei ragazzi): in questa fase, successiva al Covid (che ha acuito il problema), servono nuove risposte”. Ha poi riferito che verrà valutata la possibilità di presentare degli atti sul tema, “con azioni di prospettiva e progettualità”.
“Fondamentale il modello organizzativo multiprofessionale e multidisciplinare (è essenziale lavorare in rete), necessarie modalità di accesso omologate in tutti i territori, il trattamento ambulatoriale (anche per contrastare i ricoveri) è il livello di cura più appropriato (16 i servizi attivi in regione, prima a livello nazionale)”. Così Marinella Di Stani (psichiatra dell’Ausl Romagna e coordinatrice del tavolo regionale sui disturbi del comportamento alimentare dell’Emilia-Romagna) sul tema della rete regionale di assistenza e sull’organizzazione dei servizi e dei percorsi clinici in regione.
Per Giuseppe Benati (direttore del dipartimento cure primarie e medicina di comunità di Forlì-Cesena e direttore del programma nutrizione clinica e dietologia dell’Ausl della Romagna), sugli interventi e sui trattamenti riabilitativi nutrizionali e dietologici, “le conseguenze possono essere gravi, anche con effetti fisici importanti, c’è un aspetto cronico assieme ad elementi acuti, l’evoluzione del disturbo è influenzata dal tipo di trattamento, servono competenze specifiche sulle terapie da attivare, l’elemento fondamentale è quello della continuità (in ingresso e in uscita) e l’Emilia-Romagna è una delle poche regioni che interviene anche a livello domiciliare”.
Per Giacomo Biasucci (professore associato di pediatria dell’Università di Parma e direttore dell’unità operativa di pediatria e neonatologia dell’ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza), sul tema delle problematiche clinico assistenziali dei soggetti in età evolutiva (0-18 anni) con disturbi della nutrizione e alimentazione, “il contesto di patologia sempre più si sta connotando con un esordio nelle età più basse. Per gli adolescenti è la seconda causa di decessi dopo gli indicenti, negli ultimi anni si sta diffondendo una nuova entità patologica che riguarda bambini anche di tre, quattro e cinque anni: quella dei disturbi evitanti restrittivi dell’alimentazione, per trattare i quali è importante la formazione nei confronti degli interlocutori che ruotano intorno al bambino, a partire dalla scuola e dalle famiglie. Servono competenze specifiche (in primis dai pediatri)”.
Tante le domande da parte dei consiglieri che hanno espresso preoccupazione per i dati drammatici che sono stati presentati. Palma Costi (Partito democratico) ha detto che “oggi c’è la possibilità di fare un salto in avanti grazie al finanziamento nazionale, che dovrebbe rendere strutturale gli interventi (omogeneità e potenziamento delle aziende sanitarie). Quando le risorse vengono meno bisogna assicurare comunque la continuità degli interventi. Propongo una riflessione sull’ansia delle famiglie, anche perché la richiesta di ricoveri deriva dal fatto che la famiglia non ha un punto di riferimento immediato”.
Secondo Pasquale Gerace (Pd) “sono positivi i riconoscimenti che vedono l’Emilia-Romagna prima in Italia per la creazione di una rete per intercettare questi bisogni. L’età si è abbassata e le conseguenze possono essere molto gravi, fino alla morte. È importante ciò che ha affermato Biasucci: coinvolgere nelle reti le famiglie e chi è a contatto con i potenziali malati, cioè gli educatori scolastici. A Piacenza la medicina pediatrica dialoga con la medicina di base, un atteggiamento che andrebbe esteso per intercettare in tempo i soggetti a rischio”.
Giuseppe Paruolo (Pd) ha evidenziato “come la crescita impetuosa di queste patologie ponga diversi problemi, fra cui la diminuzione dell’insorgenza dell’età della malattia e il modo in cui affrontare i problemi. Un tema che riguarda anche gli adulti, che potrebbero non volersi curare, rendendo le famiglie impotenti. E spesso in questi casi si varca il confine con la patologia psichiatrica: mi chiedo dove e come trattare queste persone”.
Michele Facci (Lega) ha rimarcato l’aumento di quella “che è considerata la peste del 2000. Un’indagine sulla stampa (anoressia e bulimia) indica un aumento del 56% nel periodo del Covid, a livello nazionale, con una contrazione dei centri specializzati scesi da 164 a 115. I morti sono passati da 3.500 nel 2020 a 4.300, cioè 12 morti al giorno con una età media di 35 anni. In regione, apprezzo che ci sia il maggior numero di centri specializzati, ma ci sono liste di attesa lunghissime (alla Residenza Gruber l’attesa è di 4 o 5 mesi). Occorre capire quali siano i numeri delle liste di attesa, i tempi, quali misure di tutela e di contrasto prevede il servizio sanitario”.
Silvia Zamboni (Europa Verde) ha definito i dati “raggelanti. Soprattutto quello relativo agli adolescenti, fra i quali i disturbi sono la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. Chiedo quale sia il legame tra certe pratiche sportive e alcuni disturbi dell’alimentazione. Insegnanti e genitori sono la prima linea per individuare i disturbi, ma quale è il primo passo che deve fare un docente? A chi si devono rivolgere tutti questi soggetti?”.
Stefania Bondavalli (Lista Bonaccini) ha evidenziato l’importanza “di un intervento precoce e di diverse professionalità per garantire la presa in carico integrata. La fase emergenziale del Covid fa considerare questo ambito in divenire e bisogna investire per mantenere una buona rete regionale. Importante è la tempestività, perché prima si approccia il disturbo più alto è il tasso guarigione. Va costruito il percorso di cura attorno al cittadino. Serve, poi, il coinvolgimento del pediatra prima e del medico di medicina generale dopo, insieme a scuola e società sportive. Ritengo fondamentale far conoscere la rete di assistenza esistente e coinvolgere le associazioni di volontariato, anche per accompagnare i genitori”.
Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa) ha ribadito che la crescita del fenomeno è collegata al Covid, ma anche ad aspetti negativi più recenti come il conflitto ucraino e la crisi energetica. Il consigliere ha poi ribadito la necessità di sostenere le modalità adottate per contrastare il problema, “con i tanti elementi sentinella”. Metodo, ha concluso, che “è necessario valutare se potrà essere applicato anche in altri ambiti della sanità”.
Massimiliano Pompignoli (Lega) ha ricordato di aver di recente presentato una risoluzione. “La nostra richiesta era quella di approfondire il tema dopo i tanti allarmi dell’Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute. Il tema fondamentale è il post pandemia, che ha visto una crescita straordinaria dei casi. È positivo ciò che si sta facendo, anche con il tavolo esistente dal 2010, ma oggi dobbiamo capire con precisione quali soluzioni possiamo trovare a questo problema di drammatica attualità”.
Per Francesca Maletti (Pd) la crescita dei disturbi alimentari “è devastante per i pazienti e per le loro famiglie. Bene che si metta il cittadino al centro, passando da una logica di prestazione a una di presa in carico. È importante sapere in che misura sono coinvolti i medici di medicina generale e se, con l’aumento di casi, si manterranno questi livelli di presa in carico. Infine, va dato un sostegno alle famiglie che si rinchiudono perché è difficile affrontare il problema, che spesso genera un senso di colpa”.
Anche Silvia Piccinini (Movimento 5 stelle) aveva presentato una risoluzione su questo fenomeno. “Oggi – ha affermato – vanno presi impegni anche da un punto di vista politico. Le associazione chiedono il ripristino dei servizi ambulatoriali per queste patologie, un collegamento con le strutture sanitarie, anche con i medici di base, e l’impiego dei fondi del Pnrr. Penso sia importante una campagna di informazione e sensibilizzazione, specie fra giovanissimi, e sportelli informazioni per dare aiuto alle famiglie. Andrebbero, inoltre, potenziate le strutture di terzo livello, sul modello dei centri diurni. Oggi in Romagna non ci sono strutture così e questo pesa su pazienti e famiglie”.
La presidente Marchetti ha voluto puntualizzare che “la mattinata nasce da una discussione condivisa rispetto alla necessità di aver quadro preciso della situazione per definire azioni utili. Non sono stati abbinati atti di indirizzo (le risoluzioni) perché l’obiettivo era di arrivare a fare chiarezza. Raccolgo, con la presidente Soncini, alcuni spunti: il rapporto tra sport ed educazione alimentare, percezione del corpo e del sé. Questo è uno tsunami per le famiglie”.