All’alba dello scadere delle concessioni per scavare a Monte Tondo, Saint-Gobain torna ad chiedere per una proroga delle attività estrattive, con ipotesi di 5 anni e l’auspicio di un’estensione dell’area degli scavi.
“Una situazione che pensavamo in parte arginata dallo studio realizzato dalla Regione Emilia-Romagna, in cui per lo meno si limitava il materiale estraibile alla quantità definita da ARPAE nel perimetro definito dal PIAE (Piano Infraregionale delle Attività Estrattive) vigente. Il vuoto lasciato però dalla mancata approvazione di un nuovo PIAE, che tenga conto della finitezza della materia estraibile e dell’impellente necessità di riconvertire il settore estrattivo, ha lasciato spazio per proposte che pensavamo scongiurate” fa notare Legambiente dell’Emilia-Romagna.
“Il temporeggiare nell’approvazione del nuovo PIAE e la proroga di un anno alla Saint-Gobain concessa dall’Unione della Romagna Faentina (attualmente in fase di VIA per la proroga al 2028), dimostra la timidezza degli amministratori locali e regionali di prendere di petto un settore che, nell’ottica della transizione ecologica, ha bisogno di radicali trasformazioni. Nello specifico, la nostra posizione non si esaurisce a misure protezionistiche di salvaguardia del paesaggio – benché fondamentali, dato l’importante ruolo della Parco della Vena del Gesso per il turismo locale”.
Secondo Legambiente “Il primo passo dev’essere l’approvazione del nuovo PIAE basato sullo scenario B previsto dallo studio finanziato dalla Regione, che prevede l’estrazione dei 4/4,5 milioni metri cubi di cubatura estraibile entro un’area ben definita, spalmati nell’arco di una proroga alla Saint-Gobain per 10 anni di attività. Questo nel rispetto della geodiversità del sito, attuando il principio di precauzione, accompagnando le escavazioni con rilevamenti geologici effettuati da speleologi. Ricordiamo che in queste settimane si avvia lo screening per la candidatura dei siti della Vena del Gesso Romagnola a Patrimonio UNESCO.
Però come intuibile, queste condizioni sono insufficienti se non accompagnate da misure attive che sappiano tenere assieme ambiente, lavoro e transizione ecologica. Quello che già lamentavamo alla presentazione dello studio commissionato dalla regione era la totale assenza di un piano di riconversione del comparto produttivo locale, verso produzioni con utilizzo di materie prime seconde e l’indirizzo della filiera estrattiva verso la bioedilizia.
Chiediamo per cui agli amministratori e alla Saint-Gobain che questo anno di proroga sia risolutivo nel trovare la giusta direzione verso il nuovo PIAE, che preveda di non ampliare l’area di estrazione e che tenga conto dei seguenti punti:
– Il massimo utilizzo del cartongesso dismesso all’interno dello stabilimento di Borgo Rivola: nell’ambito di progetti sull’economia circolare la raccolta differenziata nei cantieri edili è già in atto in diverse regioni; auspichiamo che si lavori alfine di massimizzare il recupero del gesso, e perché Borgo Rivola diventi uno stabilimento di eccellenza per la produzione di panelli con materia prima seconda
– Diversificare le produzioni, avviando la sperimentazione per riconvertire lo stabilimento nell’arco di questi dieci anni alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie e pratiche per un’edilizia sostenibile, mantenendo stabile l’occupazione territoriale anche dopo la cessazione delle attività estrattive
– L’esito positivo della candidatura UNESCO come opportunità per creare occupazione attraverso la valorizzazione del paesaggio locale: in questo caso ci accodiamo alle critiche della Federazione degli Speleologi dell’Emilia-Romagna all’Ente Parchi e Biodiversità Romagna, che deve ricoprire un ruolo più deciso e stringente riguardo le politiche che riguardano il suo territorio di competenza”.