Temperature più basse e aggiornamento dei listini per far fronte al rincaro dei costi energetici, cresciuti nel terzo trimestre del 185% rispetto al 2021.
Due aziende su tre rivedranno il listino prezzi e abbasseranno il riscaldamento sui luoghi di lavoro: sono le principali azioni che le imprese romagnole stanno mettendo in campo per fronteggiare il caro energia. È quanto emerge da un’indagine del Centro Studi di Confindustria Romagna condotta a metà ottobre tra gli associati delle tre province.
Al sondaggio hanno risposto un centinaio di attività di ogni settore e dimensione, che nel terzo trimestre del 2022 rispetto al medesimo periodo del 2021 hanno subito in media un rincaro dei costi energetici del +185% e delle materie prime del +44%.
A fronte di ciò, il 69% dei rispondenti ha affermato che aggiornerà il proprio listino prezzi, il 52% che interverrà sull’efficientamento energetico e il 14% che rafforzerà i rapporti tra le filiere (possibili risposte multiple, ndr). Per quanto riguarda invece l’organizzazione interna del lavoro, il 63% delle imprese dichiara di aver ridotto o prevede di ridurre la temperatura in uffici e stabilimenti. Diverse aziende stanno inoltre rivedendo gli orari (10%) e i turni (11%). A questo proposito anche il ricorso allo smart working, già testato durante la pandemia, viene ritenuto uno strumento valido (17%) insieme al monitoraggio degli sprechi (17%).
“Nelle risposte intravediamo, nonostante tutto, una nota positiva che prescinde dal contesto internazionale: fiducia nei collaboratori, rapporti consolidati con i clienti e i fornitori, ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. – spiega il presidente Roberto Bozzi – Tutti elementi che fanno sì che le aziende non attendano solo interventi di aiuto esterno ma attingano a forze interne: quella che oggi chiamiamo resilienza. Investimenti, innovazione e ricerca di personale qualificato rimangono parole chiave per i nostri imprenditori nonostante il momento complicato”.
Le imprese romagnole si mostrano infatti piuttosto resilienti, con l’82% dei rispondenti che dichiara di mantenere i propri programmi di investimento, una piccola parte modificherà i piani iniziali a favore di investimenti sull’autonomia energetica e le fonti rinnovabili, e solo il 5% non intende effettuare alcun investimento. Nelle aspettative per i prossimi mesi, il traino dell’attività è collegato alla creazione di reti di impresa, a regole di sistema che possano stabilizzare il mercato di energia e gas, al mantenimento della qualità dei prodotti e miglioramento dei tempi di consegna e alla tenuta della filiera di fornitura.
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