Come peraltro anticipato dall’Amministrazione Comunale, il cantiere del ponte sul Lamone ha fatto solo “finta” di riaprire. Tutto fermo come è stato per mesi. «Al ponte non sta lavorando nessuno. Dopo la protesta sono venuti due operai che hanno giusto pulito l’area. E dall’amministrazione comunale nessuno è venuto a parlare con noi» riferisce chi il ponte lo tiene sotto giornaliera osservazione in attesa di poter tornare ad attraversarlo. La circolazione, va ricordato, è interrotta da un anno e mezzo. Dopo che il tira e molla per rifare il ponte già stava andando in onda sin dall’inizio del primo mandato di de Pascale. E non è che l’interruzione sia a costo zero. Non c’è alternativa per la cittadinanza. La comunicazione diretta tra gli abitati di Torri, da una parte, e di Grattacoppa, Conventello e Savarna, dall’altra, è impossibile. Per andare da Mezzano a Sant’Alberto i percorsi alternativi comportano deviazioni, strade distrutte da mezzi pesanti, ritardi e tanta pazienza.
La pazienza ha finito per esaurirsi quando la forte sensazione che dei disagi alla Giunta non interessasse un bel niente si è fatta evidenza. Il Sindaco è stato costretto a dire finalmente qualcosa dall’autentica valanga di hashtag “#finiteilpontedisavarna” che per giorni hanno commentato ogni sua uscita sul suo profilo istituzionale fb. Ma la pezza che ci ha messo de Pascale è stata peggiore del buco. In buona sostanza ha detto che gli dispiace ma succede dappertutto per cui non è certo colpa della sua Amministrazione. La cittadinanza, secondo il Sindaco, dovrebbe prendersela piuttosto con «le note difficoltà di reperimento di materie prime, oltre che l’aumento vertiginoso dei prezzi». A quel punto, comprensibilmente, la rabbia si è materializzata in protesta. Una riuscitissima manifestazione a ridosso delle elezioni in zone tradizionalmente “amiche” del partito del Sindaco ha reso evidente il punto di non ritorno.
L’Amministrazione de Pascale però non lo capisce. Forse sono ancora tutti storditi per la batosta elettorale subita ma continuano a non cercare il dialogo con la popolazione. Procedono, si fa per dire, a suon di dichiarazioni unilaterali dell’assessora ai capri espiatori, Federica Del Conte. Il refrain però non cambia: la responsabilità è sempre di qualcun altro, dei materiali che mancano. Dice: «Sappiamo che la ditta li sta aspettando, dovrebbero arrivare nella seconda metà di ottobre. Mancano le terre armate. Le hanno ordinate, ma probabilmente in ritardo. Il loro arrivo consentirà di completare il cantiere». Quando finirà non lo sa nessuno, visto che continua a mancare un cronoprogramma aggiornato che indichi una data vicino alla parola “collaudo”. Aggiunge la Del Conte: «La situazione in cui oggi il settore Lavori pubblici si trova è difficile, perché risente di tutta una serie di questioni: aumenti di costi, energia e materiali». Omette l’arrivo delle cavallette, tra le scuse disponibili, ma non dubitiamo che alla bisogna verranno messe in fila anche loro. Conclude l’Assessora: «Ce la stiamo mettendo tutta, il ponte di Grattacoppa è una priorità. Ho sempre dato piena disponibilità a dare aggiornamenti a Comitato cittadino e Consiglio territoriale. È chiaro, però, che c’è una forte strumentalizzazione. Sento parlare di ’promesse mancate’ quando il Comune ha speso 2 milioni e 880mila euro per quest’opera: siamo i primi a volerla vedere finita». Una dichiarazione di questo genere significa che oltre a non avere più la minima idea di come gestire un appalto che avrebbe dovuto essere tra i più semplici non si è neppure in grado di svolgere il ruolo di capro espiatorio.
Ravenna in Comune ha seguito l’evolversi della vicenda fin dalle battute iniziali; nella scorsa consigliatura abbiamo presentato interrogazioni e incalzato la Giunta; oggi la nostra vicinanza ai foresi dimenticati la esprimiamo fuori dal Consiglio ma la solidarietà resta totale e senza far sconti alla maggioranza. Se Sindaco e Giunta non capiscono il mondo in cui si sono ritrovati dopo le elezioni e l’abituale indifferenza ai bisogni concreti di una cittadinanza non composta di sudditi ossequienti non consente loro di agire per restituire al suo compito il ponte di Grattacoppa, è un problema enorme. Non ci sono scuse che tengano: il Sindaco scenda le scale di Palazzo Merlato e vada a parlare con chi non ne può più. Deve rispondere definitivamente alla domanda che già Ravenna in Comune gli ha posto e che è rimasta sin qui senza riscontro: quando riaprirà il ponte di Grattacoppa?