I dirigenti scolastici devono richiedere ad Asl ed Arpa di monitorare la qualità dell’aria delle aule: lo prevede un recente Dpcm proprio sulla qualità dell’aria negli istituti scolastici.
Peccato che l’Arpa abbia già iniziato a rispondere ad alcune scuole che non è di sua competenza monitorare la qualità dell’aria ‘indoor’ e addirittura le competenze delle varie Arpa regionali differiscono da Regione a Regione.
A denunciarlo è Cristina Costarelli che guida i dirigenti scolastici di Anp.
Nelle “Linee guida sulle specifiche tecniche in merito all’adozione di dispositivi mobili di purificazione e impianti fissi di aerazione e agli standard minimi di qualità dell’aria negli ambienti scolastici”, è indicata in via prioritaria la necessità di attuare le ordinarie regole di buon comportamento (quali, ad esempio, la ventilazione delle aule attraverso l’apertura delle finestre), raccomandando l’utilizzo di dispositivi aggiuntivi di sanificazione, purificazione e ventilazione solo nell’eventualità che le misure ordinarie non garantiscano una sufficiente qualità dell’aria. Per questo, il dirigente scolastico dovrà richiedere alle autorità competenti -Dipartimenti di prevenzione delle Asl e ARPA- di effettuare le attività preliminari di monitoraggio della qualità dell’aria e di individuare le soluzioni più efficaci da adottare, richiedendo all’ente proprietario dell’edificio, in base agli esiti delle predette attività, di porre in essere gli interventi necessari a garantire il rispetto degli standard normativa e tecnici in tema di qualità dell’aria. “Ma ad alcuni presidi – spiega Costarelli all’ANSA – le Arpa hanno risposto di non essere competenti: hanno competenza per l’aria esterna ma non per quella interna; chiederanno delucidazioni alle Regioni e alle Asl. E le competenze dell’Arpa si differenziano anche tra Regioni e questo complica ulteriormente la questione”. (ANSA)