“In 120 giorni non si ottiene l’autorizzazione nemmeno per aprire un chiosco di piadine. Gli stessi 120 giorni basteranno invece per autorizzare l’ormeggio del rigassificatore Snam nel porto di Ravenna, a 8,5 chilometri dalla costa, e per la realizzazione del metanodotto di circa 40 chilometri che collegherà l’impianto galleggiante all’hub a terra. E sempre per bruciare i tempi, il decreto dell’ex governo Draghi non prevede la procedura di Via.
Si corre col rigassificatore, mentre le comunità energetiche rinnovabili aspettano i decreti attuativi, un ritardo che tiene bloccati 2,2 miliardi di euro di incentivi previsti dal PNRR. Aspettano anche i progetti delle rinnovabili: rispetto alle richieste pervenute a Terna, nel 2021, di connessione di impianti fotovoltaici ed eolici per un totale di 150 Gigawatt, ne sono stati installati poco più di un Gigawatt. Mentre si sa che per rispettare la tabella di marcia dettata dalla Legge sul clima europea ne dovremmo installare come minimo 7 all’anno da qui al 2030.
La soluzione al caro energia e alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in linea con la indifferibile lotta ai cambiamenti climatici, sono l’incremento dell’efficienza energetica per ridurre i consumi e lo sviluppo delle rinnovabili per incrementare la produzione di elettricità da fonti green. Invece si continua ad investire sul gas metano, con una proiezione temporale che va ben al di là dell’emergenza energetica fossile innescata dall’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia. Come ha rimarcato il Wwf, si è fatto credere che i rigassificatori sarebbero stati noleggiati e usati solo per un breve periodo collegato all’attuale situazione geopolitica, ma il testo del decreto che li finanzia evidenzia chiaramente che queste infrastrutture non solo non si noleggiano come fossero semplici automobili, ma hanno una vita utile molto lunga. Il decreto, infatti, concede ben 30 milioni di euro all’anno per un periodo di 20 anni (dal 2024 al 2043) a chi realizza impianti di rigassificazione galleggianti.Il rigassificatore destinato a Ravenna verrà autorizzato per funzionare 25 anni, come il gemello destinato a Piombino. Insomma, quando al 2050 si dovrà raggiungere la neutralità carbonica l’Italia sarà ancora abbarbicata al gas metano. Con tanti saluti alla transizione energetica e alla decarbonizzazione. Con l’aggiunta della beffa che il rigassificatore di Ravenna dovrebbe entrare in funzione, bene che vada, nel 2024, per cui nella fase considerata più critica del biennio 2022 e 2023 trascorreremo due inverni senza poter fare affidamento su quel gas, né per riscaldare case, uffici e luoghi di lavoro, né per alimentare le imprese. E di quale gas stiamo parlando poi? Dello shale gas estratto negli Usa con il fracking, un processo devastante che devasta il sottosuolo e comporta un consumo d’acqua abnorme, che poi va smaltita come rifiuti speciali tossici? Solo a fine anno, a seguito dell’asta che bandirà Snam, sapremo chi saranno gli utilizzatori del rigassificatore e, indirettamente, i loro fornitori.
Anche il bilancio energetico del rigassificatore solleva più di un dubbio. Il 30 per cento dell’energia contenuta nel gas se ne va, infatti, nel processo di liquefazione prima, e in quello di rigassificazione dopo. Aggiungiamo il consumo di gasolio per il trasporto: un viaggio andata e ritorno dagli Usa ne brucia quasi 4 mila tonnellate. Lascia poi dei dubbi l’effetto che avrà sull’ambiente marino lo sversamento in mare dell’acqua di scarico che sarà più fredda di 7 gradi rispetto a quella prelevata per il processo di rigassificazione.
Siamo consapevoli dell’allarme sociale e dei timori di famiglie, settore economico ed istituzioni che, dopo la pandemia, arrivi il contraccolpo della scarsità di gas metano. Riteniamo però che 25 anni di funzionamento dei rigassificatori sono inaccettabili: gli effetti dei cambiamenti climatici sono già sotto gli occhi di tutti e devono avere la priorità nella pianificazione energetica. Al contrario, il nostro paese non dispone né di un Piano energetico nazionale aggiornato agli obiettivi della Legge sul clima europea, né del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.
Per tutte le ragioni su esposte, Europa verde non condivide l’operazione rigassificatori e sabato prossimo parteciperà alla manifestazione di protesta a fianco di Legambiente, Fridays for future, Coordinamento ravennate ‘Oltre i fossili’.
La nostra posizione, come sempre, non si limita però alla protesta: anche in questo caso non ci sottraiamo a fare proposte alternative. Della priorità da dare a rinnovabili, efficienza energetica, comunità energetiche rinnovabili abbiamo detto. Della necessità di disporre di un Piano energetico e di uno di Adattamento ai cambiamenti climatici pure. Un altro obiettivo da perseguire, a rigassificatori ormai acquistati, è la drastica riduzione della durata di funzionamento di questi impianti: l’ammortamento dei costi e gli utili di Snam non possono prevalere sull’ineludibile programma di decarbonizzazione. Il governo tedesco ha approvato una legge che fissa al 2030 il target dell’80% di energia da fonti rinnovabili. E ha introdotto per tre mesi un abbonamento speciale ai mezzi di trasporto pubblico – tram, bus, metro, treni regionali e nazionali – a 9 euro.
Bisogna che anche l’Italia punti sulla decarbonizzazione con decisione e con investimenti adeguati. L’efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati, ad esempio, deve restare una priorità per il paese.
E l’Emilia-Romagna, che in base al decreto del governo ospiterà uno dei due rigassificatori, deve diventare una regione modello della transizione energetica del Paese a favore dell’impiego di fonti di energia rinnovabili. Bene dunque l’impianto eolico-solare galleggiante Agnes al largo di Ravenna. E avanti con la proposta di Europa Verde di una Riviera Adriatica eolico-solare, a partire dall’impianto eolico offshore di Rimini.
Come è possibile che le temperature record di questi giorni, gli incendi e la siccità non abbiano ancora insegnato niente?”