“Chi partecipa a un bando per autocostruirsi una casa e crede che il Comune vigilerà sul buon esito è in buona fede. Sembrerebbe un concetto scontato per chiunque ma non lo è stato per le amministrazioni che si sono succedute alla guida del nostro Comune dal 2003 in avanti. Con una responsabilità tutta particolare proprio per l’ultima di de Pascale. Ha stabilito così, infatti, il Consiglio di Stato a cui il Comune si era rivolto dopo aver perso il giudizio avanti al TAR nei confronti degli autocostruttori del cantiere di Filetto. Apprendiamo dalla stampa che «nonostante la situazione di inerzia dei lavori fosse conclamata già dal 2010, il Comune di Ravenna non è intervenuto attivamente nella supervisione dei lavori e nella verifica della corretta gestione finanziaria dell’intera operazione, come avrebbe dovuto fare». Un atteggiamento di «assenza in una logica di supervisione spettante all’ente pubblico» bollato dal Consiglio di Stato come «ingiustificato».
L’autocostruzione a Ravenna è un progetto andato a finire male, non c’è dubbio. Partito con le migliori intenzioni quasi 20 anni fa si è concluso a carte bollate. E se era iniziato con Amministrazioni diverse da quella attuale, sempre a guida PD però, va detto che è responsabilità di de Pascale aver cercato di sottrarsi agli obblighi risarcitori nei confronti degli autocostruttori perseguendo fino alle estreme conseguenze le vie legali. Eppure nessun artificio poteva nascondere il fatto che il lavoro dei costruttori delle case di cui poi il Comune si è appropriato non era stato pagato.
Il 28 marzo dello scorso anno, dopo la sentenza del TAR, scrivevamo:
«Il Comune, invece di tutelare i soggetti fragili aveva chiesto loro i danni proseguendo la causa contro di loro anche con questa Amministrazione. Ora è tempo di chiudere questa vicenda. Il Comune rinunci a ricorrere contro la decisione del Tribunale Amministrativo al solo fine di spostare in avanti l’inevitabile conclusione a dopo le elezioni. Non c’è alcun vantaggio per la comunità ravennate a non retribuire alle famiglie che li hanno svolti i lavori costati 21.000 ore di impegno per costruire quelle che dovevano essere le loro case. […] Come Ravenna in Comune lo ripetiamo: è tempo di risolvere questa brutta vicenda che non fa onore né a questa né alle amministrazioni che l’hanno preceduta».
De Pascale non ci ha dato retta e ora gli ulteriori costi è chiamata a pagarli la collettività! Lui e la sua Giunta ma anche tutti gli assessori (con l’eccezione del compianto Gabrio Maraldi) che si sono succeduti nella “incompetenza” dal 2003 in avanti dovrebbero almeno chiedere scusa agli autocostruttori e alla cittadinanza per quella che passerà alla storia come la brutta vicenda dell’autocostruzione di Ravenna.”