“La notizia dell’introduzione delle pistole Taser anche nei reparti di polizia e carabinieri nella città di Ravenna, ci impone alcune riflessioni in merito.
In primo luogo, diversi studi sull’utilizzo svolti in altri paesi hanno mostrato come, nonostante vengano proposte e pubblicizzare come armi innocue, abbiano causato danni alla salute delle persone e portato anche al decesso. Per quanto sia evidente e fuori discussione che le Taser siano meno letali delle armi da fuoco, proprio per la loro supposta non letalità, vengono di fatto utilizzate con maggior disinvoltura, nel 90 per cento dei casi verso persone disarmate (indagine Reuters). Secondo una sperimentazione svolta in Olanda nel 2017, nella metà dei casi sono state utilizzate verso persone che erano già in una condizione di non nuocere (ammanettate, in auto o dentro una cella). Per questo riteniamo che chi usa il Taser dovrebbe indossare obbligatoriamente anche una bodycam, per registrare le azioni compiute durante il servizio con quello strumento.
Certi che il personale delle forze dell’ordine sarà adeguatamente formato sull’utilizzo e nel valutare quando ricorrere alle pistole Taser, manca tuttavia uno studio rigoroso sui rischi ad esse connesso, messo in evidenza anche dal Consiglio superiore della sanità.
Infine riteniamo che l’autorevolezza delle forze dell’ordine dovrebbe passare dalla loro presenza sul territorio e dal senso di sicurezza che infondono, indipendentemente dalla quantità di armi a loro disposizone.
La repressione attraverso l’uso della forza non può essere l’unica risposta (benché necessaria in certi casi). Quindi piuttosto che investire su nuovi armamenti (tra altro prodotti da un’unica azienda che ne detiene il monopolio e che ha in pochi anni aumentato notevolmente il costo di ogni Taser), sarebbe opportuno ragionare su una formazione che si basi anche su mediazione e dialogo, non unicamente di repressione.!”
Ravenna Coraggiosa