Oggi, 17 maggio, è la giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia (l’acronimo è IDAHOT). C’è bisogno di dedicare una giornata a quanto dovrebbe essere scontato e condiviso? Sì, perché il nostro non è un Paese civile. E Ravenna non fa eccezione. Nell’anno del lockdown Ravenna è risultata all’ottavo posto in Italia per denunce di violenze a carattere sessuale (in percentuale rispetto agli abitanti). Al sesto per sfruttamento della prostituzione e pornografia minorile. Non si trovano nelle classifiche pubblicate riferimenti alle forme di violenza per il cui contrasto è pensato il disegno di legge Zan. Si perdono tra le minacce (36simo posto), le percosse (27esimo) e le lesioni dolose (15esimo).
Come Ravenna in Comune abbiamo sostenuto l’approvazione del disegno di legge nazionale “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”: il cosiddetto disegno di legge Zan. Aveva dei limiti? Probabilmente. Ma sicuramente avrebbe fatto fare un enorme passo in avanti al nostro Paese.
Come Ravenna in Comune abbiamo anche sostenuto la legge regionale contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. L’abbiamo considerata imperfetta, migliorabile, ma comunque un passo in avanti. Tutt’altro che scontata, viste le divisioni dentro alla stessa maggioranza di centrosinistra nella scorsa legislatura regionale. È stata infatti approvata sul filo di lana dopo una maratona notturna.
Nel programma di azioni a cui come Ravenna in Comune facciamo riferimento c’è il fermo rifiuto di ogni forma di discriminazione e l’impegno “nel contrasto a sessismo, razzismo, trans/omofobia, bullismo e violenza maschile sulle donne”. Un Comune non ha né il potere legislativo dello Stato né quello della Regione. Può comunque compiere azioni importanti. Queste sono alcune di quelle previste nel nostro programma per lo specifico contrasto a tali forme di discriminazione:
“Tali fenomeni spesso si presentano intrecciati fra loro e accomunati dalla difficoltà nel riconoscere e rispettare le differenze, a partire da quella di genere. Perciò è importante l’impegno sul piano politico, culturale e sociale per una diversa qualità dei rapporti fra i sessi basata sul rispetto reciproco e sull’autodeterminazione. Su questo tema è necessario non solo continuare il sostegno alle associazioni femminili che svolgono un servizio prezioso per le donne che hanno subito violenza, ma anche agire sull’insieme di fattori della vita quotidiana che alimentano gli stereotipi femminili e maschili, attraverso l’educazione e la prevenzione. Alcune buone pratiche da portare avanti nella politica della Pubblica Amministrazione a Ravenna: promuovere progetti di educazione di genere, continuare a vigilare su una corretta comunicazione pubblicitaria per contrastare messaggi lesivi della dignità delle donne, portare a compimento il percorso del bilancio di genere partecipato, mantenere attenzione sulla toponomastica femminile, giungere alla piena applicazione della normativa regionale (L.R n. 6/2014) che prevede l’uso del linguaggio sessuato nella P.A”.
È inoltre urgente l’attuazione della L.R. n. 15/2019 contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere.
Se a Forlì si è sviluppata una crisi nella maggioranza (centrodestra) che amministra il Comune solo perché l’assessorato alla cultura ha concesso il patrocinio alla festa delle famiglie arcobaleno, quello di oggi non può ancora definirsi un giorno di festa. È un indispensabile giorno di lotta per i diritti di tutte e tutti.