Nel comunicato rilasciato alla notizia della nomina del nuovo a.d. di Hera, de Pascale ha fatto sapere al mondo che «siamo certi che l’ingegner Orazio Iacono saprà proseguire il positivo lavoro di Stefano Venier e garantire ulteriori traguardi di crescita e di sviluppo di Hera […] orientato ad una sempre maggiore attenzione ai territori, in termini di servizi erogati e di investimenti, anche nella direzione della sicurezza energetica e della transizione ecologica». Sul fatto che Hera sia particolarmente attenta alla crescita del proprio fatturato non abbiamo dubbi. I ricavi del 2021 rispetto al 2020 hanno fatto un balzo in su del 49,1%. Ma è il primo trimestre 2022 a dare la misura dei soldi a palate che sta facendo la multiutility sorta sulle ceneri delle municipalizzate. Tra gennaio e marzo di quest’anno Hera ha avuto una crescita del 133,8% a confronto col già ottimo (per Hera) 2021. In pratica in soli tre mesi ha già macinato più della metà dei ricavi di tutto il 2021: 5.312 milioni di euro. Un risultato da fuochi di artificio rispetto ai 2.271,8 milioni dell’analogo periodo del 2021. Che poi, come detto, nell’intero 2021 aveva avuto ricavi per 10.555,3 milioni di euro, a sua volta ben più dei 7.079 milioni del 2020.
Hera spiega che «a questo risultato hanno contribuito in particolare i settori dell’energia che presentano una crescita importante per le maggiori attività di intermediazione e l’incremento del prezzo delle commodities […]. Sono in aumento anche i ricavi del settore ambiente […]. Salgono, infine, i ricavi dei servizi a rete, sia regolati che per commesse conto terzi, e i ricavi del servizio di illuminazione pubblica». Hera sta facendo soldi a palate come mai prima. E la sempre maggiore attenzione ai territori di cui parla il Sindaco? Certo, Ravenna Holding incasserà 12 centesimi ad azione per il suo 4,92% ma per i cittadini non ci sarebbe spazio per una riduzione delle bollette? Non sia mai: Hera tra i propri “strumenti per le famiglie in difficoltà” non va oltre rateizzazioni e dilazioni. Per chi ci sta dentro (limiti ISEE) c’è anche il “bonus” previsto dal governo, ma quello, appunto, per quel che vale, sta in capo al governo non a Hera.
Non è solo de Pascale a gonfiare il petto quando si parla di Hera. In recenti interviste un suo predecessore a sindaco di Ravenna, il poi senatore Vidmer Mercatali, ha rivendicato come successo proprio e della sua parte (è dello stesso partito di de Pascale per chi non se ne ricordasse) la nascita della multiutility. In effetti si tratta di uno dei migliori esempi di politica liberista: si è fatta fuori la gestione pubblica a favore della completa privatizzazione di utenze e servizi con successiva messa sul mercato delle azioni. Dove il rischio imprenditoriale non si sa nemmeno dove stia di casa: Hera già oggi è in grado di prevedere la crescita dei dividendi sino al 2025 (14,5 euro per azione a meno che l’aumento degli utili non dia addirittura di più). Una roba alla Thatcher per chi ha memoria: costi alti per i cittadini e portafogli gonfi per gli azionisti. Tra cui i comuni naturalmente che, però, negli anni, hanno perso oltre la metà del controllo su quello che un tempo erat tutto pubblico. In pratica sono minoranza e non decidono più niente. Al più possono influire sull’ingresso di qualche esponente di partito nelle remunerate stanze dei bottoni.
Ravenna in Comune torna dunque a chiedere a de Pascale: Hera fa sempre più soldi, ma che vantaggio ne viene alla cittadinanza del comune che lui amministra?