“Lunedì presso la Marcegaglia di Ravenna (e di Forlì) si è tenuto uno sciopero. Ravenna in Comune ha espresso solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori. Nessuna forza politica ravennate tra quelle rappresentate in Consiglio Comunale lo ha fatto. Può apparire strano che venga indetto uno sciopero dopo che è stato raddoppiato il premio di produzione: decisione dei fratelli eredi dopo aver incrementato il fatturato del 50% in un anno. Lo sciopero è stato indetto a seguito dell’ennesima pinza di svariate tonnellate precipitata. Quattro volte in meno di un anno. L’ultima volta è accaduto il 27 aprile. Nessuno è stato colpito. Invece il 15 luglio 2021, dopo che la prima pinza era già precipitata, un lavoratore era stato travolto e schiacciato da pesanti bobine di acciaio a loro volta precipitategli addosso. Bujar Hysa era morto lo stesso giorno nerissimo in cui era morto un altro lavoratore per l’esplosione su una nave. Due incidenti in porto, uno di seguito all’altro.
I giornali di ieri non riportavano solo la notizia dell’elevata partecipazione allo sciopero. Sono stati diffusi anche stralci della perizia commissionata dalla Procura nell’ambito dell’indagine in corso dopo la morte di Bujar (sette indagati). Li riportiamo tra virgolette così come li abbiamo letti. Si parla di “incompletezza del documento unico di valutazione dei rischi interferenziali” ossia di quelli rappresentati dal fatto che più lavoratori facenti capo a più ditte avrebbero operato nella stessa zona. In particolare, è scritto, “non è stato valutato il rischio di ribaltamento dei nastri in conseguenza di urti e collisioni“. Inoltre, è detto, “non sono state indicate le misure di protezione”. L’analisi delle criticità dell’area, invece, punta il dito sulla mancata protezione dai “rischi da caduta o investimento di materiali” e sulla mancanza di “spazi operativi e vie di fuga” indispensabili in caso di materiali che possono oscillare. E, ancora, è messo l’accento sui “ristretti spazi di manovra” legati al fatto che gli appositi scivoli inclinati (spalle) fossero stati riempiti con troppi nastri rendendo difficoltoso l’aggancio dei pezzi.
Se questi aspetti risulteranno o meno essere stati determinanti per la morte di Bujar è troppo presto per dirlo. I procedimenti penali hanno tempi lunghi e quelle pubblicate sono valutazioni commissionate dalla magistratura inquirente non le conclusioni di un terzo grado di giudizio. Come tristemente noto, ben raramente per la morte di un lavoratore si vede riconosciuta in via definitiva la colpevolezza di un padrone. E ancor più raro è il caso che venga scontata in carcere l’eventuale condanna.
Quello che è urgente ora, però, è evitare il possibile ripetersi di situazione di rischio per i lavoratori. Come abbiamo scritto, non si può barattare il reddito con la sicurezza ma per il padrone i profitti vengono prima di ogni altra cosa. Per questo è stato indetto lo sciopero. Per questo abbiamo chiesto al Sindaco di farsi portavoce presso il Prefetto perché vengano immediatamente avviati controlli mirati proprio sullo stabilimento ravennate del colosso dell’acciaio. Non abbiamo avuto risposta.
I fratelli Marcegaglia si sono autocongratulati perché per realizzare l’installazione artistica che caratterizza il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia è stato impiegato il loro acciaio. «Noi lavoriamo l’acciaio, un materiale che nell’immaginario collettivo richiama ancora l’industria pesante, il ferro, la ghisa, i forni. Invece ha peculiarità che ne possono fare un materiale di tendenza: è duttile, leggero». Ciò che è leggero per l’arte non lo è però per i corpi dei lavoratori. Come Ravenna in Comune chiediamo a nome della cittadinanza e di chi lavora in quello stabilimento: Come possono continuare a far finta di niente de Pascale e la sua maggioranza?”
Ravenna in Comune