“Il Comune di Ravenna, seppure tardivamente, sta impostando una serie di politiche tese ad una migliore e maggiore vigilanza del territorio attraverso varie tecnologie applicate su vari fronti: il controllo della velocità, la registrazione degli accessi impropri alle zone a traffico limitato, l’uso di sistemi inseriti negli incroci principali per il rispetto dei semafori, la massiva diffusione degli autovelox, apparecchiature laser e, non meno, il monitoraggio delle zone più a rischio della città attraverso l’uso di videocamere o altri sistemi innovativi. Tutto perfetto se l’ obiettivo è quello di migliorare la vivibilità cittadina aumentando la percezione di sicurezza e utilizzando la tecnologia in termini di prevenzione, di contrasto della micro criminalità e di repressione, e non invece come ottimi investimenti per fare cassa (si parla sempre di milioni di euro tra le voci in entrata per il Comune).
Certamente l’utilizzo di tutte le forme di sicurezza passiva, oltre ad offrire validi contributi alle Forze dell’ordine, si rivelano positivi anche per lo stato d’animo dei residenti che in questo modo si sentono più controllati e protetti.
Ciò premesso, l’innalzamento dei livelli di sicurezza può assumere anche l’aspetto di una militarizzazione eccessiva della vita civile, e, oltretutto, nella pianificazione organizzativa si sente parlare poco degli agenti di Polizia municipale che dovrebbero avere un compito preciso di vigilanza e di controllo della città e di tutti i suoi quartieri periferici.
Il famoso ‘vigile di quartiere’ decollato più volte, ad esempio, si è arenato ed è presente se non nelle classiche zone prossime alla stazione ferroviaria e nulla più. Nel territorio non c’è traccia !.
Anche questa figura potrebbe contribuire a raggiungere alcuni risultati positivi, peraltro a costo zero per l’amministrazione e per la comunità, attraverso un maggiore coinvolgimento degli agenti di polizia municipale impegnati prevalentemente nel rigoroso accanito controllo delle soste.
Le ricadute sociali di queste politiche securitarie, tuttavia, se non sono accompagnate da un contemporaneo impegno sul versante dello sviluppo, delle scelte urbanistiche, abitative e di integrazione, oltre ad opere infrastrutturali (luci, zone di degrado urbano) rischiano di non dare i risultati sperati. Anzi, di vanificare le buone intenzioni.”