“Indubbiamente questi anni pandemici sono stati difficili e hanno irrigidito i comportamenti sociali; li hanno resi, a volte, furiosi e intolleranti, anche nei confronti della scuola, che è un organismo complesso, delicato, a cui si deve riguardo, pazienza, nella tessitura costante delle relazioni.
Ora il gesto di fotografare la pagina di un diario e di spedirla ad un politico perché quella Scuola sia stigmatizzata con scandalo pubblico: si fa politica di fronte a bambini di 12 anni, non si dà il compito di grammatica e altre considerazioni, è un metodo troppo semplificante, plateale e non riguardoso.
L’esperienza scolastica è un momento cruciale per la vita di bambini e giovani che si approcciano alle relazioni, al confronto con i pari, all’individuazione e strutturazione della propria personalità, nella creazione di un loro spazio sociale diverso dalla famiglia.
La scuola, in un certo senso, ha bisogno di “separatezza”, di “appartatezza”, perché lì si deve crescere con serenità. Le cose semplici non sono mai facili, sono faticose e complesse, l’apertura mentale, lo spirito critico vanno sostenuti come obiettivi importanti.
La scelta della docente è pienamente legittima, inserita in un percorso storico, il 25 Aprile, che è una data di cui tutti i cittadini dovrebbero conoscere il significato.
Si deve studiare con passione l’Inno d’Italia, Va’ pensiero, il Risorgimento, la Resistenza, tutto ciò che forma la coscienza storica dei cittadini e si deve conoscere la Costituzione e le Istituzioni della nostra Repubblica e dell’Europa.