“Pubblicamente dalle istituzioni regionali registriamo che “non c’è nessun veto” alle nuove assunzioni- affermano Francesco Marinelli e Mario Giovanni Cozza, rispettivamente segretario generale CISL Romagna e segretario generale CISL Funzione Pubblica Romagna – ma in sostanza il personale in azienda ancora non è arrivato”.
“Ancora una volta i segnali che arrivano sul tema del reclutamento sarebbero legati “alle strette finanziarie” con ricadute sui bisogni delle comunità, nonostante le continue rassicurazioni dal fronte politico regionale”.
“Attualmente in Ausl della Romagna sono un migliaio , tra sanitari e personale tecnico, in graduatoria ed in attesa di una chiamata, in alcuni casi in graduatorie prossime alla scadenza. Quello che come CISL Romagna e CISL FP Romagna ci chiediamo è, se le assunzioni sono state sbloccate, perché il personale non viene assunto? E come mai quello in servizio è ancora costretto ad eseguire i doppi turni e saltare i riposi per garantire i servizi?”.
“Il rischio è un ritorno al passato, cioè all’acquisto di prestazione dal privato. A fronte degli incerti investimenti sulla sanità romagnola, non possiamo accettare che tutto si traduca in un nulla di fatto se si continua a tenere ancorato il reclutamento di personale a forme di limitazioni “tecniche” e sulla base di programmazioni assunzionali legate a tagli di risorse finanziarie”.
“Tutto ciò – sottolineano i segretari cislini- mentre è giunto il momento della pianificazione delle ferie estive, un diritto irrinunciabile per tutti e ancor di più per coloro che da più di 2 anni garantiscono il nostro sistema sanitario e che ora dovrebbero anche contribuire a recuperare tutte le liste di attesa che continuano a crescere. Senza poi considerare che nulla è dato sapere anche sul personale necessario per il funzionamento dei nuovi assetti della medicina del territorio e delle nuove strutture legate alla realizzazione dei progetti finanziati dal PNRR”.
“Questa fase di stallo sul tema del reclutamento di personale non solo sanitario ma anche tecnico e amministrativo non è più sopportabile. Rischiamo nel breve termine la tenuta dei servizi, e la soluzione non può essere continuare a cedere pezzi di sanità pubblica al privato. É urgente non solo programmare ma anche dare una risposta concreta e immediata ai lavoratori.”
Anche sul versante medico la situazione non è rosea, sia nel contesto ospedaliero che in quello territoriale. “In particolare –affermano Francesco Marinelli e Mario Giovanni Cozza– va seriamente affrontato il tema della carenza dei medici di famiglia. La mancanza sempre più diffusa di medici di medicina generale non può trovare soluzione solo nella redistribuzione del carico assistenziale tra i medici ancora presenti, né con altre forme di tamponamento del problema. Non è possibile che intere comunità o territori rischino di non avere un medico di base di riferimento, specialmente in un momento come questo in cui non possiamo ancora dirci usciti dalla pandemia. Occorre una seria riflessione anche sul versante del rapporto di lavoro che lega questi professionisti al sistema sanitario. Come CISL Romagna e CISL FP Romagna crediamo che lo strumento della convenzione non sia più sufficiente e occorra prevedere anche l’assunzione diretta di chi di fatto costituisce il punto di accesso al servizio sanitario”.