Non si hanno più notizie sul PUG dagli ultimi laboratori organizzati a febbraio e, avendovi partecipato, vorremmo esprimere le nostre perplessità sul tema della partecipazione e della conoscenza di questo strumento in via di elaborazione.
La metodologia utilizzata vede da una parte i progettisti incaricati; dall’altra le varie componenti sociali, cittadinanza e portatori di interesse, sollecitati ad esprimere le proprie necessità; al centro i politici e gli specialisti della comunicazione, che hanno il compito di stimolare, ascoltare e annotare i temi che vengono proposti.
Cambiamento climatico, inquinamento, rigenerazione, ecologia, crisi economica, invecchiamento della popolazione, attenzione alla disabilità, alla fragilità, immigrazione, integrazione, spopolamento dei centri storici, parcheggi, piste ciclabili, infrastrutture; non un tema è stato dimenticato nel lungo elenco dei “post-it” che arriveranno sul tavolo dei progettisti.
Che ne faranno?
Mancano in questo processo organizzativo le fasi dell’approfondimento, della discussione e del contraddittorio, che riteniamo essere indispensabili per far emergere la scala delle priorità e condividerne i criteri operativi che verranno poi tradotti in norme da applicare.
Noi tecnici, che con il PUG dovremo lavorare quotidianamente, percepiamo un atteggiamento ormai più che decennale che ha prodotto norme estremamente complesse, spesso inapplicabili, dove il contenuto e gli obiettivi si sono persi nella complessità burocratica, producendo solo disagio e voglia di rinuncia.
Privati del contraddittorio diretto fra politici, cittadini e progettisti; in attesa di un piano che resterà misterioso fino alla sua presentazione; preoccupati di quanto verrà approvato e del poco tempo previsto per le contro-deduzioni; chiediamo la realizzazione di uno strumento completamente diverso da quelli emanati ed applicati in questi anni.
La Legge Regionale del 2017 ha definito il PUG come uno strumento che semplifica la pianificazione urbanistica comune e valorizza i processi negoziali: uno strumento snello e di facile comprensione. Auspichiamo che ad obiettivi chiari segua una norma altrettanto chiara, sintetica e facilmente applicabile.
Insistiamo sulla conclusione, la norma: perché temiamo di conoscerne le dinamiche dove tutto è ridotto a regola, a discapito di obiettivi forti e di buona qualità.Mentre in altri paesi europei le stesse norme, contenute in poche decine di pagine chiare ed inequivocabili, sono facili da applicare e valide per tutto il territorio nazionale. Del resto, è un dato di fatto che gli architetti Italiani trovano facile praticare la professione all’estero per la chiarezza delle regole, al contrario degli architetti stranieri che, terrorizzati, stanno alla larga dal nostro sistema burocratico-normativo.