In scena al Tearo Socjale di Piangipane mercoledì 16 e giovedì 17 marzo 2022, ore 20.00, Pane e Petrolio di Luigi Dadina / Teatro delle Albe, Teatro delle Ariette.

«Pane o petrolio?» è la domanda che Stefano Pasquini del Teatro delle Ariette pone al pubblico raccolto attorno a un tavolo imbandito di tortelli, frutta, formaggio, vino: si tratta dell’unico momento del lavoro in cui l’attore e regista esce dalla partitura scritta per entrare in modalità improvvisativa pura, cercando di coinvolgere gli spettatori a prendere posizione in merito a questi beni. In una scena condivisa da attori e spettatori, intorno a un grande tavolo-mensa, si dipana il racconto di una generazione che ha attraversato il guado dalla civiltà contadina a quella operaia, per ritrovarsi in un mondo in cui tutto sembra sbriciolarsi e dove, tra i resti, si fanno spazio diverse intolleranze… quelle alimentari come quelle sociali. Alto e basso, passato e presente, tragico e comico si intrecciano nel tempo di una cena-spettacolo, dove condividere i fatti esclusi dai libri di Storia e le parole dei poeti, da Pasolini a Frenaud. Durante lo spettacolo si preparerà il cibo per il pubblico.
Gli spettacoli sono realizzati in collaborazione con Stadera Società Cooperativa e il Teatro Socjale.

Il progetto Pane e Petrolio nasce dal desiderio di un incontro umano e artistico, un incontro preparato nel tempo, quasi senza volerlo, perché i percorsi di ricerca teatrale del Teatro delle Ariette e del Teatro delle Albe sono stati già da molto tempo (20 anni) percorsi paralleli, che si osservavano, si chiamavano, dialogavano e avevano bisogno prima o poi di convergere. «In tutti questi anni – spiegano i protagonisti –, con il teatro, abbiamo interrogato un’identità comune per trovare risposte alle nostre inquietudini. Abbiamo abbandonato le strade maestre del teatro per inoltrarci in sentieri lontani dai sipari e dai velluti. Grazie a questi sentieri abbiamo ritrovato le nostre radici, le umili origini di figli di quel mondo contadino e operaio, incarnato nei simboli della falce e del martello. Un mondo oggi apparentemente scomparso».
Di queste radici la società contemporanea, che viaggia a velocità supersonica, ne conserva incrostate le tracce nelle periferie e nelle province. «Lì abita il nostro popolo e stanno i nostri spettatori ideali – dicono ancora gli autori – lì vivono i ragazzi e i cittadini che frequentano i nostri laboratori, che fanno teatro con noi, da Lido Adriano a Valsamoggia, da Diol Kadd a Calais. Siamo cresciuti mentre si sbriciolava tutto. Pasolini lo racconta con dolore e lucidità. Siamo venuti al mondo generati dalle viscere di una civiltà morta (o morente). Di quella civiltà continuiamo a portare i segni, negli occhi, nella voce, nel corpo, nelle mani e soprattutto nella testa, dentro. È così chiaro! Quando facciamo teatro siamo artigiani, contadini, operai. Portiamo in scena noi stessi, con le nostre storie, le nostre esperienze di vita. E la scena è uno spazio intimo e condiviso con gli spettatori. È un grande tavolo attorno al quale ci muoviamo per preparare il cibo che poi mangeremo insieme, i tortelli, il pane…». Attorno a quel tavolo si compie il rito laico e quotidiano del nutrimento. E i gesti, gli sguardi, i suoni e i silenzi si intrecciano alle parole, «le nostre parole di vita, quelle che raccontano i fatti esclusi dai libri di storia. Alto e Basso, Passato e Presente, Grande e Piccolo, Vicino e Lontano, Tragico e Comico si danno appuntamento attorno a quel tavolo per il tempo di uno spettacolo che assomiglia a un pranzo o a una cena che potrebbe essere l’ultima, la prima, oppure soltanto una cena qualsiasi, come in famiglia».

Pane e Petrolio di Paola Berselli, Luigi Dadina, Stefano Pasquini, con Paola Berselli, Luigi Dadina, Maurizio Ferraresi, Stefano Pasquini, regia Stefano Pasquini collaborazione Laura Gambi, coproduzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, Teatro delle Ariette

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