Tempi bui per la transizione ecologica: il nuovo piano delle aree idonee per le attività estrattive è la conferma di un Governo che sta disattendendo gli impegni per il clima. Oltre al decreto attuativo in arrivo per aumentare di 2,5 miliardi di metri cubi di gas la produzione nazionale nell’Alto Adriatico e in Sicilia, nella prospettiva generale di passare dai 4,5 miliardi attuali a 7 miliardi di metri cubi, si attende anche il decreto ministeriale che definisca le aree idonee per le attività estrattive come previsto dal Pitesai.
Il “caso” interessa però da vicino anche la “Bassa Romagna”, dato che nei giorni scorsi il sindaco di Bagnacavallo è tornato a parlare del pozzo Longanesi che dovrebbe a breve diventare operativo e da cui si prevede di estrarre fino a 1,7 miliardi di metri cubi di gas.
“Detto così sembrano quantitativi notevoli – ha spiegato Yuri Rambelli, presidente del circolo Legambiente “A. Cederna” – ma a ben vedere stiamo parlando di ben poca cosa rispetto ad un fabbisogno nazionale di oltre 70 miliardi di metri cubi ogni anno”.
Secondo Legambiente sarebbe il caso di spiegare ai cittadini e al mondo della politica, che ha salutato con dichiarazioni entusiastiche la notizia dell’aumento delle estrazioni, che queste avranno un impatto pressoché nullo sulle tasche dei cittadini, non solo perché il metano estratto sarebbe comunque meno del 10% del consumo annuale, ma soprattutto perché di gas in Italia ce n’è pochissimo rispetto al fabbisogno. Estrarne di più significa solo esaurire più velocemente i giacimenti. Se dovessimo infatti contare sulle sole risorse nazionali, tutti i pozzi si esaurirebbero nel giro di un anno o poco più.
È inoltre curioso che mentre a Bagnacavallo si spiega che “non si può dire di no alle estrazioni se ci sono le condizioni di sicurezza e sostenibilità”, nella confinante Lugo si stiano prendendo decisioni diametralmente opposte. Il documento unico di programmazione 2022-2024, approvato lo scorso 13 gennaio, spiega infatti che “in considerazione della fragilità del nostro territorio rispetto al fenomeno della subsidenza, che incrina il sistema delle quote dei sistemi fognari e della rete scolante, fino a poter compromettere, nei punti più critici, la stessa staticità delle costruzioni, si ritiene di dover fermare la concessione di nuove autorizzazioni alla ricerca e alla estrazione di metano dal sottosuolo”.
“Viene allora da chiedersi quale sia la politica energetica dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna – ha dichiarato Rambelli – continuare a pensare di risolvere i problemi di approvvigionamento estraendo gas da giacimenti comunque piccolissimi rispetto al fabbisogno o puntare sul risparmio energetico e sulle fonti rinnovabili?”