Procede la ripresa dell’economia ravennate, sebbene incombano gli effetti dell’aumento del prezzo dell’energia elettrica. Nel 2022, l’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio stima, sulla base dei dati Prometeia (gennaio 2022), un incremento del valore aggiunto superiore al 4%: a spingere la crescita il reddito disponibile (+4,1%), il valore aggiunto per abitante (29.100 euro) e gli occupati (+1,5%).
Il trend positivo dovrebbe permettere, prima della fine dell’anno, di recuperare il livello del valore aggiunto antecedente alla pandemia, nell’ipotesi di fine stato di emergenza. Nell’anno in corso, dunque, Ravenna dovrebbe mettere a segno una crescita del +2,5% rispetto al 2019 (+1,3% in ambito regionale), a fronte di un dato nazionale meno veloce (+0,6%). Nel 2023, la crescita si normalizzerà su un +2,8%, come per l’Italia (+2,8%) e leggermente più sostenuta in Emilia-Romagna (+3%), salvo ulteriori momenti di crisi dovuti al ritorno di nuove ondate gravi e di impennate dei contagi da varianti di coronavirus o all’aumento dei costi dell’energia.
Esaurita la spinta del recupero dei livelli di attività precedenti, la ripresa condurrà a una crescita stimata del valore aggiunto prodotto dall’Industria provinciale del +1,9%, tenuto conto anche delle difficoltà delle catene di fornitura, dell’aumento dei prezzi delle materie prime e di commodity e del caro-bolletta energetica. Nel 2023 la ripresa del settore industriale ravennate dovrebbe proseguire con un +2,8%. In territorio positivo anche i comparti delle Costruzioni, che segna, nel 2022, un +9,6% per poi proseguire, nel 2023, con un +7,7%, e dei Servizi (+4,3% nel 2022 e +2,5% nel 2023).
In crescita anche il valore aggiunto per abitante (29.100 euro), a fronte dei 29.670 euro del 2019, dei 26.300 euro del 2020 e dei 27.800 euro dello scorso anno; le stime di crescita dovrebbero portare, a fine di quest’anno, il valore provinciale della ricchezza prodotta dai 10,7 miliardi di euro del 2021 ai 11,2 del 2022, avvicinandosi sempre più al valore del 2019 (11,5 miliardi di euro). Per quanto riguarda il mercato del lavoro, con la ripresa dell’attività, le riaperture possibili e l’auspicata attenuazione della morsa della pandemia o per lo meno il controllo della situazione pandemica, nel 2022 i flussi in uscita tenderanno a smorzarsi e le forze di lavoro cresceranno (+1,4%, dopo il +0,3% del 2021). Per la ripresa dell’occupazione, le stime più recenti indicano un’inversione di tendenza già nel corso del 2021 (+1,1%); nel 2022 è prevista un’accelerazione della crescita dell’occupazione che potrebbe arrivare a +1,5%.
Per il tasso di disoccupazione, già nel 2021 è previsto l’inizio di un miglioramento del valore provinciale al 6,3% (dopo il picco a 6,9% del 2020 nonostante le misure di sostegno all’occupazione introdotte), attorno al quale si assesterà anche nel 2022 (6,2%; sarà 6% in Emilia-Romagna e 10,4% in Italia), ma per gli strascichi e le incertezze legati alla pandemia, sul mercato del lavoro non sarà sufficiente per livellarsi ai valori più contenuti pre-pandemia.
“L’aumento dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali è fuori controllo (petrolio +13%, rame +57%, cotone +58%) e, di recente, si è aggiunta l’enorme impennata del gas naturale in Europa, che si è trasferita sul prezzo dell’energia elettrica, facendo lievitare i costi delle imprese”. Così Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna, che ha aggiunto: “Un livello insostenibile che può portare alla chiusura di molte aziende per la brusca compressione dei margini operativi, con gravi effetti sulla tenuta occupazionale”.