Una delle due società impegnate nel progetto Agnes sta incontrando grosse difficoltà economiche. Come noto, il progetto consiste nel posizionare al largo di Ravenna un elevato numero di torri eoliche nonché di pannelli solari galleggianti, il tutto abbinato alla produzione di idrogeno verde. È stata presentata (più correttamente, ripresentata) domanda di concessione e la Capitaneria di Porto sta svolgendo per conto del Ministero il procedimento per il suo esame. È un progetto che ci interessa molto perché, come abbiamo detto sin dall’inizio, può rappresentare qualcosa di veramente nuovo nella effettiva transizione alle energie rinnovabili. Fin da subito abbiamo però dichiarato che alcuni aspetti apparivano problematici e meritavano seria attenzione. Ne citiamo qui solo alcuni. Uno è quello dell’impatto sull’ambiente marino ed il profilo paesaggistico che comporta la sua realizzazione. Un altro riguarda le ambiguità che lo legano ai tentativi di non rimuovere le piattaforme off-shore che andrebbero invece dismesse. Un altro, importantissimo, è quello della sua sostenibilità economica.
L’importo previsto per il completamento dell’intervento si avvicina ai 2 miliardi di euro. Le risorse stanziate dallo Stato ammontano a circa 70 milioni di euro e sono assolutamente insufficienti. Le società impegnate nel progetto sono due. Una emergente, ma ancora piccola, realtà privata: QINT’X, società a responsabilità limitata con socio unico e sede a Fornace Zarattini, con capitale sociale di un milione di euro. E poi c’è SAIPEM, del gruppo ENI, principale socio assieme a Cassa Depositi e Prestiti, che invece ha un capitale sociale ben più sostanzioso: oltre 2 miliardi di euro. Proprio quest’ultima, però, ha appena annunciato che il bilancio 2021 si chiuderà con perdite superiori al terzo del capitale sociale. Il Consiglio di Amministrazione ha parlato di «un significativo deterioramento dei margini economici». In Borsa il titolo ha perso il 30%. Per sopravvivere la società ha bisogno di essere urgentemente ricapitalizzata. In altri termini, il suo futuro è a rischio. La sua base ravennate, del resto, è già stata fortemente ridimensionata in questi anni.
Intendevamo monitorare il progetto AGNES dal Consiglio Comunale. L’impossibilità di proseguire la nostra attività in Consiglio e in Commissione, d’altra parte, ci costringe a rivolgerci a chi nel Consiglio siede ancora e alla stessa Giunta che pure ha più volte dichiarato di approvare il progetto (a scatola chiusa). Ravenna in Comune chiede dunque al Sindaco di appurare e chiarire se vi siano le condizioni economiche per sostenere il progetto oppure se il tutto sia affidato alla speranza di una copertura tramite investitori ancora da trovare. Insomma, proprio per l’importanza del progetto, di autentica svolta nell’ambito della conversione alle rinnovabili, la città ha diritto di sapere se si realizzerà o meno. E, se sì, quale sarà l’effettivo impatto sulla nostra costa e se verrà ottemperato l’obbligo di rimuovere le piattaforme in dismissione.