Dopo il brusco crollo registrato nel terzo trimestre del 2020, la manifattura ravennate spinge sull’acceleratore (+7,7%) e fa da traino alla ripresa dell’economia provinciale. È questa la fotografia messa a punto dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ravenna nella rilevazione trimestrale su un campione statistico rappresentativo dell’universo delle imprese fino a 500 addetti.
La performance industriale è spiegata innanzitutto da una dinamica della componente interna della domanda che, anche grazie alle misure governative di sostegno ai redditi da lavoro prima e di stimolo alla spesa dopo, ha dato un contributo decisivo alla ripresa della produzione. Un ruolo fondamentale è poi rappresentato dal basso grado di esposizione delle imprese manifatturiere ravennati alle strozzature che stanno affliggendo le catene globali del valore in questo frangente. In base alla media delle risposte dalle imprese nella seconda parte del 2021, infatti, poco più del 15% di esse ha lamentato vincoli di offerta alla produzione per mancanza di materiali o insufficienza di impianti.
“Occorre perseguire l’idea che nei prossimi 10 anni il rapporto tra gli investimenti e il Pil sia stabilmente oltre 3%, cosa che non registriamo dal 2008, cioè da prima delle crisi finanziarie”, ha sottolineato Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna, commentando i dati dell’Osservatorio. “Questo elemento di medio termine – ha spiegato Guberti – va tenuto in considerazione alla luce delle motivazioni che conducono le imprese a fare investimenti non solo in beni strumentali che incorporano innovazione, ma anche nella loro capacità autonoma di fare innovazione”.
Nel dettaglio, nel trimestre luglio-settembre 2021 la produzione industriale ravennate conferma la crescita con un ulteriore +7,7%, in termini di variazione percentuale, a confronto della caduta pari a
-4,1% registrata nel terzo trimestre del 2020. Il risultato è anche migliore di quello pre-pandemia, ovvero di quello ottenuto nell’analogo trimestre del 2019 (+1,9%) e va meglio anche rispetto al terzo trimestre del 2018, in cui per la produzione si era registrata una flessione tendenziale pari a – 0,6% (rispetto al corrispondente trimestre dell’anno prima).
Aggancia la ripresa anche l’artigianato, per il quale continua la crescita con un aumento produttivo che eguaglia quello del complesso dell’industria (+7,7% nel confronto con il terzo trimestre del 2020), con un risultato senza dubbio migliore di quello negativo registrato nell’analogo trimestre pre-Covid
(-1,8%).
Cresce il tasso di utilizzo degli impianti, che raggiunge il nuovo valore massimo salendo all’82,8%, un dato certamente superiore rispetto al 71% riferito allo stesso trimestre dell’anno precedente, ma anche al valore raggiunto nel terzo trimestre dell’anno pre-Covid (75,2%).
Cresce, inoltre, il volume di affari delle imprese, che registra un altro rimbalzo tendenziale (+8,2%) trainato, in particolare, dal mercato estero che sostiene le vendite con un +11,2%. Così come cresce, sul versante della domanda, il dato relativo agli ordini con un +7,6%, mettendo a segno una performance migliore rispetto ai livelli pre-Covid (la crescita fu del +2,1%). Segnano un +9,3%, rispetto all’analogo trimestre del 2020, le richieste pervenute dai mercati internazionali.
“La vivacità e la libertà del tessuto economico – ha concluso Guberti – rappresentano un moltiplicatore di ricchezza, anche sociale. Servono maggiori investimenti in ricerca e sviluppo, strumenti finanziari specifici, partnership pubblico-privato efficaci, legami tra università e impresa più stabili, attenzione al mercato del lavoro, potenziamento qualitativo dell’istruzione. Sono queste le chiavi per avviare una nuova fase di crescita”.