La valorizzazione ai fini turistici dei nostri arenili non si è sviluppata allo stesso modo in tutto il Paese e in particolare l’accelerazione verso le evidenze pubbliche, con l’incertezza che minaccia di crearsi nei prossimi anni e la conseguente possibilità di stravolgimento del nostro modello turistico, rischia di avere un impatto estremamente negativo soprattutto sulla Romagna, dove più che in nessun altro luogo d’Italia si sono coniugati crescita, sviluppo, tutela dell’ambiente, capacità di offrire servizi sia a chi ha alta capacità di spesa sia a chi cerca una vacanza a prezzi contenuti, servizi comunque integrati con la possibilità di tutti i cittadini di fruire delle spiagge, sia quelle libere che quelle concesse.
In questo senso c’è un’unica grande responsabilità, che è quella che va attribuita a tutti coloro, di qualsiasi parte politica, che in questi ormai più di dieci anni hanno esercitato funzioni di governo nazionale, di non essere stati capaci di affrontare insieme all’Unione europea gli effetti di una cattiva applicazione dei principi della concorrenza e dei principi europei, pregiudicando una loro corretta declinazione, coerente con l’interesse nazionale.
Le associazioni di categoria e le cooperative del nostro territorio hanno sempre chiesto garanzie per i loro investimenti e per il valore delle loro imprese, come Comuni della costa romagnola abbiamo chiesto di non stravolgere un modello turistico vincente che ha nella piccola e media impresa uno dei suoi punti di forza. Nessun Governo, di centrodestra, di centrosinistra, tecnico, gialloverde, giallo rosso o persino di unità nazionale come quello attuale non solo non ha mai dato nessun tipo di risposta credibile, ma non ha nemmeno trasmesso la sensazione di occuparsi significativamente del tema.
Il tempo però non credo sia ancora scaduto. C’è la possibilità da parte del Governo di un intervento tempestivo che eviti il disastro. Il Comune di Ravenna, ovviamente nella piena legalità, sarà però sempre in prima fila a difesa del nostro modello turistico, degli interessi di Ravenna e della Romagna e di quegli imprenditori e quelle imprenditrici che negli anni, spesso di generazione in generazione, hanno contribuito a trasformare una delle zone più povere d’Italia nel più importante distretto turistico del mondo”.