“Per l’ennesima volta leggiamo affermazioni di chi sostiene che le persone, anziché lavorare con assunzione regolare nelle attività stagionali, pretendono di lavorare in “nero”, oppure rifiutano il posto che viene a loro offerto, perché preferiscono usufruire del reddito di cittadinanza e del reddito di emergenza” afferma Cinzia Folli, segretaria della Filcams Cgil.
“Al fine di stabilire la verità è necessario verificare i dati dei nuclei famigliari e delle persone coinvolte. Nel mese di giugno 2021 a Ravenna i nuclei famigliari che hanno usufruito del reddito di cittadinanza sono stati 2.878, per un importo mensile medio di 469,96 euro, mentre per il reddito di emergenza, l’unico dato disponibile al momento è quello relativo al periodo gennaio-giugno, ed è pari a 2.384 nuclei per un importo mensile medio di 525,57 euro. Considerando che la popolazione di Ravenna ammonta a 157.422 abitanti, e calcolando la percentuale, seppure con valori riferiti a due periodi diversi e quindi con la possibilità che sia sovrastimato, otteniamo il 3,34%” prosegue Folli.
“Di più se andiamo a vedere il dato della regione Emilia Romagna, sempre nel periodo gennaio-giugno, avremmo 46.064 nuclei che hanno usufruito del reddito di cittadinanza e 26.529 nuclei del reddito di emergenza, su una popolazione di 4.459.866 abitanti, per un importo medio mensile di €. 511,00. Stiamo parlando del 2% e di una somma esigua” spiega Folli.
“Possibile – si chiede Cinzia Folli, segretaria della Filcams Cgil – che a tutti i componenti di questi nuclei famigliari sia stato offerto un lavoro proprio nel settore del turismo e che tutti abbiano chiesto di lavorare irregolarmente o rifiutato il lavoro per godersi questi lauti importi mensili? Il reddito di cittadinanza, che è quello del quale usufruiscono il maggiore numero di nuclei, è in vigore dal 2019 e ha sostituito altre forme di sostegno, con lo scopo di soccorrere le persone in uno stato di povertà, mentre il reddito di emergenza è una misura, come dice lo stesso termine, emergenziale, adottato in seguito alla crisi derivante dal Covid ed è temporale, durando pochi mesi”.
Se fosse vero che le persone preferirebbero lavorare in maniera irregolare o non lavorare affatto, ne deriverebbe che una volta cessato il beneficio si troverebbero senza niente, rinunciando a maturare contributi che in prospettiva potrebbero garantire altri diritti, come per esempio la Naspi. “La verità – dice Cinzia Folli – è che, senza escludere che ci possa essere chi se ne vuole incautamente approfittare e che pertanto va segnalato ai competenti organismi di controllo, il lavoro irregolare normalmente una persona non se lo va a cercare, ma la stragrande maggioranza delle volte è obbligato ad accettarlo per poter lavorare, per un numero di ore superiore ampiamente alle 40 settimanali e con ben pochi diritti, per pochi soldi all’ora. Le irregolarità che si riscontrano nel settore del turismo stagionale sono infatti molteplici e lo sono da anni, la crisi attuale le ha solo amplificate”. La Filcams Cgil preferirebbe affrontare in maniera complessiva tutte le problematiche esistenti e ricercare le soluzioni migliori attraverso un confronto costruttivo fra le parti e le istituzioni, per convogliare le energie di tutti nel rendere il nostro turismo un elemento di qualità, attrattivo e prezioso per l’economia locale, anziché ogni stagione affrontare problemi e clichè.