“Difendere agricoltori e cittadini dai cinghiali che distruggono le produzioni alimentari, devastano raccolti, causano incidenti stradali”. Queste le richieste che Coldiretti Ravenna ha presentato al Prefetto Enrico Caterino dopo la mobilitazione nazionale che, giovedì 8 luglio, ha visto decine di migliaia di agricoltori, allevatori e cittadini scendere in piazza con le istituzioni, da Milano a Bologna, da Roma a Napoli, al grido di “Basta cinghiali”.
“Al Prefetto, che ringraziamo per averci ricevuto e ascoltato con attenzione – afferma il Presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte, presente all’incontro insieme al Direttore Assuero Zampini, all’allevatrice faentina nonché Responsabile provinciale Donne Impresa Laura Cenni e a Nicola Grementieri, Responsabile Coldiretti per l’alta collina faentina e Presidente dell’ATC Ravenna 3 – abbiamo presentato le nostre istanze, in primis la necessaria e non più rinviabile modifica della Legge 157, normativa quadro sulla caccia, ma anche l’attivazione di un coordinamento stretto con lo Stato, quindi con le Prefetture, per operare in modo risoluto nell’attuazione delle misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali con un coinvolgimento più concreto e fattivo di agricoltori e cacciatori abilitati”.
Coldiretti Ravenna ha poi illustrato al Prefetto la situazione della nostra provincia, unicum a livello regionale essendo il solo territorio privo di Piano di controllo provinciale sul cinghiale.
“Tale mancanza – ha ribadito il Presidente Dalmonte – vanifica gli sforzi messi in atto per il contenimento dei cinghiali e rende impossibili interventi mirati negli ambiti protetti che di fatto stanno fungendo da zone di ripopolamento e moltiplicazione dei selvatici che poi, proprio uscendo da queste aree protette di collina, si disperdono sino alla pianura distruggendo raccolti e provocando anche incidenti stradali”.
Il Prefetto, annunciando a breve la convocazione di un tavolo di lavoro dedicato al problema fauna, si è detto preoccupato per la situazione legata al proliferare degli ungulati, peraltro aggravata dalle limitazioni agli spostamenti anti-Covid dell’ultimo anno e mezzo, ed ha confermato il massimo impegno al fine di portare le istanze Coldiretti all’attenzione dei Ministeri competenti.