Si è svolto nei giorni scorsi una tavola rotonda online organizzata dall’Ethics Laboratory dell’università di Padova che ha chiamato a confronto giardini zoologici e acquari che hanno dovuto rispondere alle sfide di questo momento così complesso riorganizzando le proprie risorse e professionalità, senza mai penalizzare i servizi essenziali e la cura degli animali.
Un confronto virtuale che è stato molto partecipato e che ha rappresentato un primo passo per permettere alla comunità zoologica e acquaristica di esprimere tutte le difficoltà legate alla pandemia.
“L’idea di un incontro – introduce la professoressa Barbara de Mori, docente del dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione dell’università di Padova e direttrice dell’Ethics Laboratory dell’ateneo – è maturata dopo aver promosso una prima raccolta dati sul tema, creando l’occasione per condividere le proprie esperienze, confrontarle con quelle di altri, sottolineando da una parte le peculiarità locali, dall’altra la continuità a livello nazionale, alla luce anche degli orientamenti e delle linee guida proposte a livello europeo. Resta che la situazione italiana è peculiare rispetto a numerose altre realtà europee, dove le strutture sono spesso statali o a partecipazione statale. In Italia, invece, con poche eccezioni, le strutture sono tutte private e si devono confrontare con i bilanci tipici di una azienda, conservando tuttavia un ruolo più simile ad un ente museale che ad un luogo di intrattenimento, con l’unica grande differenza di dover gestire animali vivi e spesso di alto valore conservazionistico”
Durante l’incontro, è emerso quanto la pandemia abbia ostacolato l’attività ordinaria di parchi zoologici ed acquari, incidendo su progetti di ricerca e conservazione, collaborazioni internazionali con alte strutture , cooperazione con enti nazionali e territoriali. Su questi temi, si è soffermato in particolare Michele Capasso, del team Medico Veterinario del Safari Ravenna “Il fiore all’occhiello di Safari Ravenna è invece Pan Italia, un progetto per la protezione e la conservazione degli scimpanzé che nasce da un’attività di recupero di alcuni animali tenuti in condizioni non idonee in Germania. Da qui è nata una storia molto bella perché le indagini genetiche hanno rivelato che si tratta di esemplari della sottospecie verus, la più a rischio tra le 4 sottospecie esistenti. Ospitare animali importanti per la conservazione è un piccolo contributo a una missione molto grande che è la protezione delle specie minacciate. Ma altri progetti di Safari Ravenna sono stati condizionati dalle limitazioni legate alla crisi sanitaria. La pandemia ha influito ad esempio sulla collaborazione con il Turtle Island, centro di eccellenza in Austria per la difesa, il mantenimento e la salvaguardia di esemplari rari di tartarughe. Noi ospitiamo esemplari in collaborazione con questa struttura ma purtroppo importare animali in regime di pandemia è estremamente complicato e gli sforzi richiesti sono praticamente duplicati”.
Dal meeting sono comunque emerse anche considerazioni costruttive, come la necessità di svincolare l’operato di queste strutture dal mero andamento dei flussi turistici e dei visitatori, con il conseguente sostegno da parte del pubblico dei giardini zoologici. Una sfida tutt’altro che facile, ma che passa attraverso il riconoscimento, accanto alla necessità inderogabile di promuovere standard sempre più elevati di gestione e benessere degli animali custoditi, del ruolo sociale e conservazionistico che oggi, sempre più, queste strutture giocano a livello globale per la conservazione delle specie minacciate di estinzione.