I Finanzieri del Comando Provinciale di Ravenna, nell’ambito delle attività operative finalizzate al contrasto dell’illecita percezione di contributi e sussidi pubblici, hanno individuato un quarantenne di nazionalità marocchina, che ha indebitamente percepito dall’Inps oltre 11.000 euro a titolo di indennità di disoccupazione anticipata e 1.200 euro quale indennità prevista dal decreto c.d. “Cura Italia” a favore dei lavoratori autonomi, oltre ad altri 1.000 euro dall’Agenzia delle Entrate quale contributo a fondo perduto previsto dal c.d. decreto “Rilancio”, a ristoro degli asseriti danni economici sofferti a causa della pandemia in atto.
Gli approfondimenti investigativi, svolti dai militari della Compagnia di Faenza hanno infatti permesso di appurare che il soggetto, dopo essere stato licenziato “per giusta causa” dalla sua precedente occupazione di magazziniere presso un’azienda di Ravenna, ha artificiosamente chiesto l’attribuzione di una partita iva per una ditta individuale asseritamente esercente l’attività artigianale di “riparatore di computer e periferiche”. In questo modo il soggetto ha per prima cosa richiesto, come nuovo imprenditore, di poter beneficiare in via anticipata della c.d. NASPI (“Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego” ex D.Lgs 04 marzo 2015 n. 15) prevista per i lavoratori in disoccupazione che intendono avviare un’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale.
In realtà, i finanzieri hanno ricostruito l’intero progetto fraudolento messo in atto dal lavoratore, il quale, invece di dimettersi volontariamente, come aveva peraltro già deciso, non si è più presentato a lavoro senza formalizzare alcuna comunicazione al proprio datore di lavoro, che pertanto si è trovato poi costretto ad avviare l’iter formale per l’interruzione del rapporto di lavoro attraverso il licenziamento per “giusta causa”, procedura quest’ultima che consente al lavoratore di ricevere l’indennità di disoccupazione in misura che non gli spetterebbe, invece, nel caso di dimissioni volontarie.
Inoltre il beneficio in argomento è compatibile, tra l’altro, con lo svolgimento di attività lavorativa in forma autonoma o di impresa individuale e, anzi, il lavoratore può richiedere la liquidazione anticipata, in unica soluzione, dell’importo complessivo del trattamento di disoccupazione spettante che non gli è stato ancora erogato, come incentivo all’avvio di attività lavorativa autonoma o di impresa individuale.
A tale fine il soggetto controllato a novembre 2019 ha deciso di simulare l’avvio di una nuova professione, anche se le fiamme gialle faentine, anche attraverso mirati servizi di osservazione, sopralluoghi, escussioni di persone informate sui fatti, hanno poi scoperto che l’impresa artigiana era stata costituita solo cartolarmente e di fatto non ha mai operato anche perché il presunto titolare non aveva neanche i requisiti professionali per fare il “riparatore di computer e periferiche”.
Ma, con lo scoppio della pandemia, la simulazione dell’avvio dell’attività imprenditoriale fittizia è stata poi funzionale anche ad accaparrarsi fraudolentemente, grazie ad autocertificazioni riportanti dati falsi, gli ulteriori contributi connessi all’emergenza epidemiologica da COVID-19, percependo dall’INPS, nei mesi di aprile e maggio 2020, la somma complessiva di € 1.200 ai sensi del c.d. decreto “Cura Italia” (art. 28 D.L. 17 marzo 2020, n. 18, recante tra l’altro misure di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese) e, poi, dall’Agenzia delle Entrate, a luglio 2020, ulteriori € 1.000,00 ai sensi del c.d. decreto “Rilancio” (art. 25 del D.L. 19 maggio 2020, n. 34, recante tra l’altro misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia).
A ulteriore dimostrazione del dolo del richiedente, i militari hanno anche accertato che tutti gli importi elargiti a suo favore, non appena accreditati sul suo conto corrente, sono stati immediatamente prelevati in contanti e fatti sparire.
A luglio del 2020, quindi, portato a termine il disegno criminoso, il finto imprenditore ha comunicato la cessazione dell’attività d’impresa, così da cancellare ogni possibile prova della truffa compiuta.
Tuttavia, ricostruita l’intera vicenda e acquisite tutte le circostanziate fonti di prova necessarie, i Finanzieri al termine dell’attività istruttoria hanno proceduto a denunciare il responsabile, D. A. di 41 anni, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ravenna con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato.
E’ stata inoltre inviata apposita segnalazione all’INPS e all’Agenzia delle Entrate di Ravenna per l’avvio delle procedure di recupero delle somme indebitamente percepite dall’indagato.
L’operazione testimonia, ancora una volta, il quotidiano impegno della Guardia di Finanza ravennate nel contrasto alle condotte illecite perpetrate a danno della spesa pubblica e per garantire che le risorse finanziarie messe a vario titolo a disposizione delle famiglie e delle imprese in difficoltà economiche vadano a beneficio di chi ne ha effettivamente bisogno e non finiscano nelle tasche di approfittatori senza scrupolo che non ne avrebbero alcun diritto.