“Il dibattito sul disegno di legge Zan, il cui titolo breve è Contrasto della discriminazione o violenza per sesso, genere o disabilità, è formalmente entrato nel Consiglio Comunale di Faenza, dapprima con un ordine del giorno presentato dal gruppo consiliare Fratelli d’Italia, poi con un ordine del giorno, sullo stesso tema ma ben diverso nei contenuti, presentato da tutte le forze politiche di maggioranza” afferma Faenza Cresce.
“Siamo ben consapevoli che l’esito della discussione nel nostro consiglio non avrà conseguenze dirette: in questi consessi i temi divisivi sono frequentemente agitati più per ragioni di strategia che per entrare effettivamente nel merito di una discussione produttiva. Ad ogni modo Faenza Cresce ritiene utile e doveroso chiarire la propria posizione in merito. Crediamo prima di tutto che l’Italia abbia bisogno di una legge che tuteli in modo efficace, concreto e sistematico chi è vittima di discriminazione e di violenza per motivi legati a una condizione di disabilità, ovvero al sesso, genere e orientamento sessuale, allo stesso modo in cui tutela chi è discriminato sul piano razziale, etnico e religioso” prosegue Faenza Cresce.
“Forse non è giusto sostenere che l’Italia sia un paese abilista, omofobo o sessista, ma è ancora più sbagliato minimizzare e sostenere che non esista un problema da questo punto di vista. Le vittime di violenza e discriminazione, non importa quante o con che incidenza percentuale, devono essere sempre garantite e sostenute. Gli episodi di violenza e discriminazione, prima ancora che essere contrastati, devono essere prevenuti: significa fare ogni sforzo per costruire un contesto culturale, educativo e legislativo in cui, possibilmente, non si verifichino più” continua Faenza Cresce.
“Questo risultato non lo si ottiene a nostro avviso con la legislazione vigente, quindi una nuova legge in materia è necessaria. Dobbiamo però fare uno sforzo critico, perché il terreno non è semplice e coinvolge, su lati potenzialmente opposti, la libertà di esprimersi liberamente: di enunciare le proprie opinioni su temi delicati e dalle molte implicazioni sociali ed etiche, come pure di di manifestare la propria identità e i propri orientamenti sessuali senza timore di essere discriminati” dichiara Faenza Cresce.
“Riteniamo che il ddl Zan, da questo punto di vista, possa essere corretto e migliorato. Una disposizione legislativa, a maggior ragione se incide sul diritto penale, dovrebbe essere estremamente chiara e libera da difficoltà interpretative: ci sembra che al momento questo aspetto non sia pienamente garantito, e questo potrebbe essere un problema per l’applicazione efficace della norma, in particolare nella sfera giurisprudenziale, dove non vi è ancora completa concordanza su lessico, concetti e uso comune degli stessi.
Quindi il rischio è che non tuteli realmente chi dovrebbe essere tutelato.
Un secondo aspetto è legato alla necessità di intervenire in termini preventivi, e non solo attraverso l’inasprimento dell’azione penale. Nell’ultimo decennio i reati di matrice discriminatoria o con movente razzista-xenofobo, su cui già sono vigenti le aggravanti della legge Mancino, hanno registrato una costante crescita, con un picco nel 2018. Dati alla mano (Libro bianco sul razzismo in Italia) la legge Mancino da sola non sembra essere la soluzione del problema” afferma Faenza Cresce.
“Si dovrebbe lavorare di più, e più serenamente, alla costruzione di un dibattito serio e di un terreno culturale ed educativo basato sull’inclusività, sul riconoscimento della dignità delle persone, su una logica vera di pari opportunità. Un terreno che apra la strada a misure e azioni efficaci.
A nostro avviso la discussione pubblica, che potrebbe e dovrebbe portare a miglioramenti su molti di questi aspetti, resta a tutti i livelli ideologica e polarizzata, come dimostra anche la discussione in Consiglio Comunale.
Auspichiamo, quindi, che il percorso del disegno di legge non si arresti, ma che possa approfittare e beneficiare del passaggio in Senato per chiarire e correggere i punti meno limpidi o più controversi in modo tale da mutare in una norma chiara, precisa ed incondizionata che tuteli realmente le vittime di violenza e discriminazione.
Il problema è che per molte delle parti in causa il dibattito su questo tema sembrerebbe essere, ancora, uno strumento per collocarsi politicamente di fronte al proprio elettorato. Questo proprio non ci piace” conclude Faenza Cresce.