“Sono state avanzate negli ultimi venti anni delle proposte di riconversione produttiva per la cava di Monte Tondo?”
A chiederlo, in una interrogazione trattata nell’odierna sessione di lavoro della commissione Territorio, ambiente e mobilità presieduta dalla vicepresidente Nadia Rossi, sono i due consiglieri di ER Coraggiosa Igor Taruffi (primo firmatario) e Federico Amico.
Nel loro atto ispettivo, i due consiglieri sottolineano come “l’area ha subito modificazioni profonde e irreversibili rispetto alla situazione originaria dell’affioramento della vena dei gessi, tanto da compromettere gravemente la ‘grotta del Re Tiberio’, sito di rilevante interesse naturalistico, speleologico e archeologico”.
Oltre a rimarcare come l’attività estrattiva abbia irrimediabilmente alterato il sistema idrologico sotterraneo e quello di superficie, Taruffi e Amico riportano come già nel 2000 si avanzò l’ipotesi di dismissione della cava in tempi congrui per “tutelare i lavoratori coinvolti nell’attività della cava e nella relativa produzione di cartongesso”.
Facendo presente come il sito estrattivo sia ricompreso in un’importante area naturalistica, i consiglieri di ER Coraggiosa vogliono sapere se negli ultimi anni il gestore della cava abbia effettuato investimenti allo scopo di minimizzare il proprio impatto ambientale e contestualmente chiedono se la Regione voglia porre specifici limiti all’attività della cava.
L’assessore all’ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile Irene Priolo, in fase di replica, ha chiarito che sulla zona sono stati posti fin dal 1990 limiti precisi, su cui la ditta che gestisce l’estrazione ha chiesto di derogare al di fuori dalla zona del parco.
“Attualmente è in corso un’attività tecnica di verifica sulla richiesta avanzata – specifica Priolo – e quindi non è stata presa alcuna decisione pianificatoria. Per quanto riguarda le azioni per minimizzare il più possibile l’impatto ambientale, la ditta Saint Gobain ha messo in atto specifiche azioni di recupero di materia prima che si inseriscono pienamente nel circuito produttivo, così come sono cessate le vendite di gesso verso altri settori”.
Taruffi, al termine della discussione, si è detto soddisfatto della risposta, soprattutto nelle volontà esplicitate dalla Regione di accompagnare il polo estrattivo verso la sua riconversione ambientale, avendo comunque cura di mantenere i livelli occupazionali esistenti”.
“Apprezziamo la volontà di accompagnare la riconversione produttiva del polo. Su questi temi si gioca il conflitto tra lavoro e ambiente. Non possiamo dimenticare l’aspetto legato ai posti di lavoro, ma ribadiamo che questi vanno necessariamente proiettati in un’ottica di riconversione produttiva” – così Taruffi ha replicato all’Assessora Priolo, che ha descritto i passaggi burocratici tra ditta Saint Gobain e Regione, rassicurando sul fatto che si stia ragionando sulla riconversione del polo produttivo e che nessuna decisione pianificatoria è stata ancora presa, perchè è ancora in atto lo studio di verifica necessario per rispondere alla domanda di espansione da parte della ditta esercente.
Per Taruffi, che continuerà a seguire la vicenda, “tenere insieme livelli occupazionali e tenuta ambientale è necessario per quella transizione ecologica che spesso evochiamo e vogliamo necessariamente realizzare”.