«I rifiuti prodotti in ambito domestico e, in piccole quantità, nelle attività “fai da te”, possono essere quindi gestiti alla stregua dei rifiuti urbani ai sensi dell’articolo 184, comma 1, del d.lgs. 152/200 e, pertanto, potranno continuare ad essere conferiti presso i centri di raccolta comunali». A scriverlo in una recentissima nota di chiarimento è il Ministero dell’Ambiente.
“Un chiarimento che scioglie molti dubbi e timori che io stessa avevo riportato in una recente interrogazione alla Giunta della Regione Emilia-Romagna” commenta con soddisfazione la consigliera regionale Pd Manuela Rontini.
A partire dal 1° gennaio, infatti, è entrata in vigore una nuova classificazione dei rifiuti urbani introdotta dal DL 116/2020 che ha recepito le direttive europee su rifiuti e imballaggi contenute nel pacchetto economia circolare. In base al decreto, i rifiuti cosiddetti inerti non risultavano più assimilati a quelli urbani e ne era consentito lo stoccaggio provvisorio presso la sede dell’impresa o in subordine, per le piccole quantità, presso il luogo di produzione.
“Perché questo destava preoccupazione? – spiega la consigliera Rontini – Perché sembrava che i rifiuti inerti, derivanti per esempio da piccoli lavori domestici fatti in economia, non potessero più essere conferiti dai privati nelle isole ecologiche capillarmente diffuse sul nostro territorio. Il rischio era l’abbandono degli scarti da lavoretti di manutenzione, costruzione o demolizione, eseguiti direttamente dal conduttore o proprietario di una abitazione. La Regione Emilia-Romagna aveva tempestivamente sollevato la questione e provato a tamponare in attesa che a livello nazionale si rivedesse una prescrizione così rigida. Sono quindi soddisfatta che ora non vi siano più dubbi in merito”.