Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Giuliana Liverani indignata per la sentenza contro Raffaella Veridiani, Michael Da Ros, Stefano Pelloni e Luca Varetto
Fatto numero 1
Nel 2017 la famiglia di Ettore Muti (segretario del partito fascista 1939/40) decide di togliere le spoglie del defunto dal cimitero di Ravenna. Qui da 17 anni i fascisti locali sotto l’associazione “Arditi d’Italia” puntualmente nel mese di agosto si trovavano per ricordarlo con cerimonie all’interno del cimitero (a pochi passi dalle spoglie del Comandante della Resistenza Bulow), con funzioni religiose, osteggiando abbigliamento e simbologie fasciste. Puntualmente un gruppo di antifascisti ravennati erano presenti per ribadire che Ravenna, medaglia d’oro per la Resistenza, non li voleva. La manifestazione, dal 2018, organizzata dall’associazione sopra citata, continuava a fare la sua manifestazione fuori dal cimitero monumentale commemorando i “Caduti in mare”.
La mattina del 24 agosto 2018 Ravenna si sveglia con dei manichini girati a testa in giù presso la casa dove risiedeva Ettore Muti, il 28 agosto i manichini si potevano vedere un po’ in tutta Ravenna. Il 26 agosto 2018 al cimitero appare uno striscione con la scritta “Ora e sempre Resistenza azione antifascista” eseguita con vernice spray rossa. Dei pescatori, nella notte tra il 25 e 26 agosto riferiscono di aver visto nella zona in questione una macchina “sospetta” (di cui si appuntano la targa) con a bordo 3 persone (una donna e 2 ragazzi). La polizia, allertata, alle ore 2 di notte identifica l’auto in questione vicino ad un centro sociale e in seguito la ferma trovando al suo interno dello spray rosso, delle forbici, dei guanti e dei rotoli di scotch (da notare che la guidatrice, Raffaella Veridiani è educatrice presso alcune scuole).
Fatto numero 2 (e questo lo prendo dalle cronache locali)
Tra il febbraio e il marzo 2018, sul muro di una scuola materna di Ravenna, appaiono quattro simboli nazifascisti: la doppia “S”, la croce celtica, la svastica e una runa. “Abbiamo subito sollecitato le forze dell’ordine perché investigassero per sapere chi fossero gli autori” racconta Raffaella Veridiani, “e abbiamo sollecitato il comune e la polizia municipale affinché rimuovessero le scritte, visibilissime, perché quella strada è in centro ed è impossibile non notarle. Ci passano migliaia di persone e molte pattuglie che vanno nei giardini pubblici, soprattutto per controllare gli immigrati. Abbiamo parlato col sindaco e con vari assessori, ma non abbiamo mai avuto risposta. Scuotevano la testa costernati dicendo ‘Vedremo”. Dopo sei mesi di attesa, il 19 settembre 2018, Raffaella e altri esponenti della Rete Antifascista decidono di organizzare un evento chiamando la popolazione alla rimozione dello scempio. “Dato che non abbiamo una sabbiatrice e dal momento che volevamo fare un atto politico, abbiamo deciso di coprire quei simboli dipingendo cuori, fiori e caramelle, ma stando attenti a non usare un centimetro in più dello spazio occupato dalle scritte naziste”. Così, insieme a nonni, bambini e passanti, le scritte naziste vengono coperte con le bombolette colorate. “Artisticamente i disegni faranno schifo, nessuno di noi è Banksy – dice Raffaella – ma, moralmente, sono anche il frutto di una scelta della popolazione che è intervenuta insieme a noi”.
Dopo il primo processo “per i 3 imputati” è arrivata la condanna: ”pena finale di 80 giorni di reclusione e 870 euro di multa per la Veridiani, per Da Ros Michael e Pelloni Stefani condanna alla pena di giorni 60 di reclusione e 800 euro di multa”. Ai 3 si aggiunge Luca Varetto per l’imbrattamento al muretto che non va al processo.
A pag 3 della sentenza la si giustifica (comma 1.2) leggendo: “la vicenda in parola si tinge dei colori di antagonismo che anima, da tempo, due fazioni politiche ravennate, vale a dire la “ Rete antifascista” di sinistra e il partito politico “ forza Nuova” di destra.
Con la premessa che non sono una giurista ma una persona che si riconosce nel vasto mondo antifascista del nostro Paese, vorrei fare alcune considerazioni:
- Spesso sono passata anch’io, verso quell’ora (2 della notte) dalle parti del cimitero di Ravenna, prima delle restrizioni pandemiche. E’ la strada più breve per tornare a casa dal ferrarese dove abita mio figlio che spesso ha bisogno della nonna babysitter.
- Come insegnante ho, in macchina, materiale simile a quello trovato nella macchina della Raffaella. Prima di Natale oltre alla bomboletta spray rossa avevo anche quella dorata e argentata per fare “i lavoretti di Natale” a scuola.
- Se coprire con disegni svastiche, croce celtica e runa dipinte su un muro pubblico significa imbrattare e per tanto perseguibile, mi piacerebbe sapere se ci sono state indagini per sapere chi ha eseguito quella simbologia fascista.
- La cosa più grave mi sembra comunque che la sentenza abbia odore di “ideologica” : come si fa a mettere sullo stesso piano chi fa svastiche fasciste e chi le rimuove? L’apologia di fascismo come reato esiste (“Chiunque fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità indicate nell’articolo 1 è punto con la reclusione da sei mesi a due anni“. Art. 4, Legge 645/1952 (Legge Scelba) “Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici Disegno di legge Fiano, approvato solo alla Camera, nel settembre 2017
- E infine c’è la nostra Costituzione, antifascista per eccellenza: la proclamazione di diritti inviolabili, l’attribuzione al popolo della sovranità, la definizione dell’Italia come Repubblica “democratica” e infine l’intero contesto della Carta, sono tutto il contrario di ciò che significa la parola” fascismo” (e non solo di quello in camicia nera).
Come cittadina sono indignata per la sentenza emanata nei confronti di Raffaella, Michael, Stefano. Spero che in appello la sentenza cambi, esprimo e ribadisco la mia solidarietà agli antifascisti in questione a nome mio e dell’Associazione (circolo ravennate Associazione di Amicizia Italia Cuba “Vilma Espin”) che rappresento.
Spero inoltre che, chi si ritiene antifascista, “batta un colpo” a favore di Raffaella, Michael, Stefano e Luca.” Giuliana Liverani