Come Segreteria sindacale stiamo ricevendo messaggi da cittadini in tensione emotiva perché turbati dai controlli, doverosi, per il rispetto dei rigori dettati dalla emergenza covid-19.
Controlli, si badi bene, vissuti come inusuali ingerenze nella sfera della propria libertà e pertanto percepiti, molto spesso ma, erroneamente, come atteggiamenti di “rigidità e “arroganza” di chi controlla.
Come Segreteria provinciale del Nuovo Sindacato Carabinieri, nella piena consapevolezza che chi esercita il controllo non può e non deve commettere omissioni, siamo però a ricordare agli operatori che la situazione di frustrazione e depressione sociale ha creato stress e irritabilità. Il passaggio da un periodo di maggior rigore ad un altro più disteso può creare zone d’ombra nel rispetto degli orari di chiusura che non devono mai essere letti in modo negativo e restrittivo. Un esempio su tutti, se un ristoratore, un pub, un esercente ha un orario di chiusura NON necessariamente deve cacciare a pedate il cliente come una novella cenerentola, ma dovrebbe chiudere e permettere ai clienti già all’interno di terminare la consumazione cominciata in orario legale. Insomma, il difficile momento non deve farci perdere il lume della ragione nè l’umanità e il buon senso del padre di famiglia anche quando si esercita la “forza” per imporre regole a salvaguardia di tutti.
Il pericolo viene dall’assembramento e la chiusura serale è una esigenza sanitaria solo perché la concezione di salvaguardia del bene pubblico in senso lato non è patrimonio genetico di questa società o materia di studio obbligatorio nelle scuole e allora si creano situazioni pericolose di movida incontrollata. L’inciviltà di chi non ha ascoltato i numerosi proclami medico/scientifici iniziali nasce da decenni di “anarchia istituzionale” e dalla incapacità di reazione del sistema giustizia già di per sé obsoleto e strutturato su regole fatte più per i burocrati che a favore della efficienza e speditività.
Siamo di fronte a situazioni straordinarie gestite da persone che ci mettono il cuore e la passione e che vivono la medesima situazione straordinaria.
Oggi sia chiaro la politica ha ritenuto che tale comportamento sia punito con una mera sanzione amministrativa il che significa che non la ritiene una condotta, singolarmente accertata, così grave come in maniera fuorviante pare venga percepita talvolta da zelanti operatori. Altra cosa è il concetto di salvaguardia della salute pubblica che richiede valutazioni complesse e non demandabili al singolo operatore di polizia in strada, oggettivamente e fortunatamente strutturato per compiti diversi e più cruenti proprio perché legati alla tutela della sicurezza fisica e materiale dell’individuo.